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Ultimo Aggiornamento: 15/04/2024 14:10
14/04/2024 18:04
 
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singlemad, 4/14/2024 5:31 PM:

n. 6 Pz4
V2 3-11/6
ACP 3-13

Se Sulas è giocabile Pz4 impossibile ignorarlo, la spesa di 9 euro l'ho recuperata...
E ora Forza Romaaa
[Modificato da singlemad 14/04/2024 18:05]
14/04/2024 18:05
 
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7500€ a........ ma mi rendo conto sempre più che il vincitore unico ha la mira di un cecchino ed avendo provato, anche, ad andare oltre, mettendo i poco probabili , non ci sono riuscito, ma il solito fenomeno si! Ed a dirla tutta a questo punto quei 10 min di stasi, se non 15 , saranno utili all'essere solitario in rari casi in coppia!
14/04/2024 18:09
 
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singlemad, 14/04/2024 18:04:

Se Sulas è giocabile Pz4 impossibile ignorarlo, la spesa di 9 euro l'ho recuperata...
E ora Forza Romaaa

Lho spiegato nel post ,Dani, avevo provato gli ancora meno possibili per vedere se l'omino era sempre solo, ma nel tentativo di raggiungerlo , guarda caso , è arrivato il 6 sempre e solo per l'omino unico! E sebbene tu dici che sia giocabilissimo e potrei essere anche d'accordo, il 6 è utile al solito UNICO!
14/04/2024 18:53
 
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Gal Oppo (aK18211222), 4/14/2024 6:09 PM:

Lho spiegato nel post ,Dani, avevo provato gli ancora meno possibili per vedere se l'omino era sempre solo, ma nel tentativo di raggiungerlo , guarda caso , è arrivato il 6 sempre e solo per l'omino unico! E sebbene tu dici che sia giocabilissimo e potrei essere anche d'accordo, il 6 è utile al solito UNICO!

Ok, però è comprovato abbia la capacità di arrivare, se non nei tre come oggi almeno nei cinque anche cavalli poco probabili. Quindi dato che a qf era disponibile il Pz4 a 7/2 per me è stato naturale giocarlo. Probabilmente Pz3 non ci avrei puntato alla qf
14/04/2024 18:54
 
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1° 15 BEAVER MOON
2° 3 LADY BIN
3° 1 QUARTIERI SPAGNOLI
4° 6 JULITA DOC
5° 9 EFFETTO DOMINO

Vincente:
15
11.54
Piazzato su 3:
15
3.57
Piazzato su 3:
3
3.51
Piazzato su 3:
1
2.84
Accoppiata piazzata:
3-15
13.38
Accoppiata piazzata:
1-15
12.40
Accoppiata piazzata:
1-3
7.60
Accoppiata in ordine:
15-3
101.74
Tris:
15-3-1
235.90
Quartè in ordine:
15-3-1-6
7,454.03...ormai evidenziare quello che è un furto continuo non serve più perchè è evidente che bisognerebbe controllare i...controllori.... [SM=x79487]

Q5 a jackpot.....
14/04/2024 18:57
 
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Sulas aveva vinto all'ultima prima della Tqq.......e con 9 e 15 erano già tre i numeri dei cavalli nella tqq e con l'1 secondo alla prima ben quattro su cinque...mancava il 3 che però era il numero hot insieme al 2....
14/04/2024 19:03
 
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Torno a seguire una Roma decocentrata e forse con troppi cambi per una partita cruciale peer la classifica.......dietro la difesa traballa ed il ragazzo che viene dalla juve troppo spesso fa errori che risultano clamorosi in serie A......DDR passa dalla difesa a 3 al 4-3-3 già dal 30' e non è la primavolta che la difesa a 3 dà cattivi risultati...peccato, rischiamo di perdere la partita se non entrano presto i pezzi da novanta....

Cambio che non capisco..entra Kasdorp l'uomo che gioca solo all'indietro... [SM=g27812] [SM=g27816] [SM=x79466]

La Roma pareggia con Lukaku dopo l'entrata di Dybala, ma accade qualcosa che ferma la partita...Ndika si accascia al suolo per un dolore al petto..entrano i medici ma Ndika esce in barella...DDR chiede allora di sospendere la partita per due minuti e si reca negli spogliatoi per accertarsi delle condizioni del suo giocatore.....rientra Mancini che era andato con DDR negli spogliatoi ed ora sostituirà Ndika..torna De Rossi e dice che Ndika sta bene.... [SM=g27811] [SM=g10633] [SM=g10633] [SM=g10633] [SM=g10633] [SM=g10633] [SM=g10633]

Però non si riprende e questo è preoccupante..... [SM=g27816] [SM=x79471]
[Modificato da zebu 14/04/2024 19:39]
14/04/2024 19:32
 
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singlemad, 14/04/2024 18:53:

Ok, però è comprovato abbia la capacità di arrivare, se non nei tre come oggi almeno nei cinque anche cavalli poco probabili. Quindi dato che a qf era disponibile il Pz4 a 7/2 per me è stato naturale giocarlo. Probabilmente Pz3 non ci avrei puntato alla qf

Dani, perdonami, forse non sono stato felice nell'esporre, il mio cruccio è(con tutti gli annessi e connessi di Sulas del cavallo ecc.....): come è possibile che il quartè nel caso di oggi (per non parlare di ieri ieri l'altro ecc....)arrivi sempre ad un OMINO SEMPRE PIU SOLO, sebbene io ho anche tentato con i meno probabili e guarda caso quel 6 lo ha giocato sempre e solo UNO? Quando Frankie, che è comunque un giocatore d'esperienza, parlò di vecchie storie nelle quali gli interventi venissero fatti a corse chiuse mi apri gli occhi ed in effetti, ad oggi ed ancor più oggi, il criterio mi sembra sotto gli occhi di tutti, o lo vediamo solo noi??
[Modificato da Gal Oppo 14/04/2024 19:37]
14/04/2024 19:35
 
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Re: Re: Re: Proviamo
zebu, 14/04/2024 17:57:

Grande Chew!!!! e questa dovrebbe pagare bene!! [SM=x79454] [SM=x79454] [SM=x79454] [SM=x79453] [SM=x79453] [SM=x79453] [SM=x79448] [SM=x79448] [SM=x79448] [SM=x79448] [SM=x79448] [SM=x79448]








Non ho mai speso una cifra simile per la tris,oggi ho avuto il sentore di giocarla,mi sono fermato ai primi tre
14/04/2024 19:38
 
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Re: Re: Re: Re: Proviamo
chewbakka, 14/04/2024 19:35:




Non ho mai speso una cifra simile per la tris,oggi ho avuto il sentore di giocarla,mi sono fermato ai primi tre

Aveva veni'! Ed è venut!👍
14/04/2024 19:45
 
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Re:
Partita Udinese Roma sospesa per il malore che ha colpito Ndika ed i giocatori escono sotto uno scrosciante applauso dello sportivissimo e sensibilissimo pubblico di Udine..veramente una scena toccante che non lascia indifferenti.
Ndika era uscito in barella ma cosciente, comunque visto che i giocatori delle due squadre erano rimasti colpiti da ciò che era accaduto al giocatore della Roma, non hanno esitato, insieme con i capitani ed i due allenatori a chiedere a Pairetto la sospensione della partita che è stata subito accordata....... [SM=g10633]
Sembra e sottolineo sembra che Ndika, soccorso immediatamente in campo, trasportato negli spogliatoi e poi in ospedale, abbia subito un infarto.
Auguri al bravo Ndika [SM=g27811] [SM=x79448] [SM=x79473] ma l'applauso fortissimo va allo splendido pubblico di Udine il cui comportamento mi ha commosso... [SM=g27811] [SM=g10633] [SM=g10633] [SM=g10633] [SM=g10633] [SM=g10633] [SM=x79455] [SM=x79455] [SM=x79455] [SM=x79455]

Si rigiocherà in data da destinarsi dal minuto dell'interruzione.(71')


zebu, 14/04/2024 19:03:

Torno a seguire una Roma decocentrata e forse con troppi cambi per una partita cruciale peer la classifica.......dietro la difesa traballa ed il ragazzo che viene dalla juve troppo spesso fa errori che risultano clamorosi in serie A......DDR passa dalla difesa a 3 al 4-3-3 già dal 30' e non è la primavolta che la difesa a 3 dà cattivi risultati...peccato, rischiamo di perdere la partita se non entrano presto i pezzi da novanta.... [SM=g10633] [SM=g10633] [SM=g10633] [SM=g10633]

Cambio che non capisco..entra Kasdorp l'uomo che gioca solo all'indietro... [SM=g27812] [SM=g27816] [SM=x79466]

La Roma pareggia con Lukaku dopo l'entrata di Dybala, ma accade qualcosa che ferma la partita...Ndika si accascia al suolo per un dolore al petto..entrano i medici ma Ndika esce in barella...DDR chiede allora di sospendere la partita per due minuti e si reca negli spogliatoi per accertarsi delle condizioni del suo giocatore.....rientra Mancini che era andato con DDR negli spogliatoi ed ora sostituirà Ndika..torna De Rossi e dice che Ndika sta bene.... [SM=g27811] [SM=g10633] [SM=g10633] [SM=g10633] [SM=g10633] [SM=g10633] [SM=g10633]

Però non si riprende e questo è preoccupante..... [SM=g27816] [SM=x79471]




[Modificato da zebu 14/04/2024 20:04]
14/04/2024 19:52
 
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Re:
Ieri avevo scritto un post nel quale dicevo che Repubblica, tanti anni fa, aveva riportato, in un lungo articolo, la testimonianza di un pentito delle corse truccate, che affermava che nell'ambiente avevano trovato il sistema di giocare a corsa chiusa e vincere quando già si conosceva l'arrivo...è plateale che sia così ma è scandaloso che nessuno di coloro che sono addetti al controllo dopo ANNI che ciò accade, non abbiano mai pensato ad aprire un'inchiesta!!! [SM=g27812] [SM=x79472] [SM=x79466]

Gal Oppo (aK18211222), 14/04/2024 19:32:

Dani, perdonami, forse non sono stato felice nell'esporre, il mio cruccio è(con tutti gli annessi e connessi di Sulas del cavallo ecc.....): come è possibile che il quartè nel caso di oggi (per non parlare di ieri ieri l'altro ecc....)arrivi sempre ad un OMINO SEMPRE PIU SOLO, sebbene io ho anche tentato con i meno probabili e guarda caso quel 6 lo ha giocato sempre e solo UNO? Quando Frankie, che è comunque un giocatore d'esperienza, parlò di vecchie storie nelle quali gli interventi venissero fatti a corse chiuse mi apri gli occhi ed in effetti, ad oggi ed ancor più oggi, il criterio mi sembra sotto gli occhi di tutti, o lo vediamo solo noi??




14/04/2024 20:00
 
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Questo l'articolo intero di Repubblica del 28 gennaio 2009 tutto virgolettato....

Sei in: Archivio > la Repubblica.it > 2009 > 01 > 28 > 'Io, il re dei cavalli tr...
'Io, il re dei cavalli truccati'
«Ho truccato corse di cavalli per dodici anni, dal 1991 al 2003. Novanta corse, almeno. L' ho fatto per conto della malavita di Taranto legata alla ' ndrangheta, per i casalesi che giocano all' ippodromo di Aversa. L' ho fatto per me stesso. Capisco di cavalli, soprattutto di guidatori e scuderie. La prima volta che ho provato a costruire un risultato, al Paolo VI di Taranto, ho guadagnato un miliardo di lire. Scommettere è più di un vizio, è un' adrenalina che pompa a bassa intensità durante la settimana e la domenica esplode. Scommettere sulla vittoria sicura, poi, è un lavoro duro che ti fa ricco». «Ho smesso quando un boss di Taranto mi chiamò sul cellulare, aveva perso soldi in una combine non riuscita. "Mi devi dire chi ha tradito o ammazzo tua madre e tuo padre". Era l' aprile del 2003. Contattai prima la procura di Milano e poi quella di Napoli. Raccontai tutto quello che avevo fatto e avevo visto. Sono diventato un collaboratore di giustizia. Ero cresciuto insieme all' ippica, non volevo più essere complice della sua distruzione. Le gare negli ippodromi, oggi, sono truccate. Almeno una a convegno. E il mio sport in mano ai banditi sta morendo». Il pentito dell' ippica ha 42 anni, un diploma da ragioniere e un Nokia dorato. Sotto protezione ha già cambiato tre residenze. Sempre al Nord, lontano dalle sue terre pericolose. «Sono cresciuto a ridosso dell' ippodromo di Taranto e nel 1990 iniziai a lavorare per un allevamento. Trafficavo con antidolorifici per cavalli e regalavo medicine e siringhe alla scuderia del clan Cianciaruso». è un' area difficile, quella del Paolo VI: operai Italsider, disoccupati. Una diffusione capillare della criminalità. «I Cianciaruso nel ' 91 iniziarono a truccare corse. Erano grossolani, minacciavano e basta: "Tu devi arrivare primo, tu secondo, tu terzo" e in pista vedevi le comiche, i cavalli si incastravano. Uno dei loro scommettitori era un giornalista sportivo locale, lo picchiarono perché faceva la cresta sui soldi raccolti». Il ragioniere scopre i volumi d' affari dell' ippodromo e decide di aprire un picchetto per le scommesse. «Fu il clan ad avvicinarmi: "Dobbiamo far vincere i nostri cavalli". Erano lentissimi. Ricordo un giorno, un giudice espose il giallo contro "Dervis Ve" e Antonio Cianciaruso andò sulla torretta pistola in pugno urlando a Donato Carelli, proprietario del Paolo VI: "Quello che ti proteggeva è morto". Alludeva ad Antonio Modeo, il Messicano, ucciso per ordine dei fratelli. Carelli, già presidente del Taranto calcio, oggi responsabile dell' ippica per Forza Italia, è sempre stato a mezza strada tra la necessità di far sopravvivere l' ippodromo e quella di avere gare regolari. Ho raccontato i dettagli al magistrato. Fu Carelli, va detto, a far aprire l' inchiesta che tolse dalle scuderie i Cianciaruso. Pagò quella denuncia con due colpi di pistola alle gambe». Per cinque anni "il ragioniere" ruba corsette da 100 mila lire e nel marzo ' 96 gli passa davanti l' occasione. «Un socio mi segnalò un colpo da due miliardi fatto all' ippodromo di Firenze. Contattai Tonino Diodato, affarista di zona: mi servivano 80 milioni di lire per corrompere i fantini. Dieci su diciotto. Il favorito, "il Principe", voleva contanti: 20 milioni a fine corsa. Correva su Pinks Black. Un driver avvertì l' ippodromo: "Mi hanno avvicinato due sconosciuti per comprarmi". Carelli verbalizzò, ma non fermò la gara. E il mercoledì funzionò tutto come un orologio: i primi tre piazzati erano nostri. Incassammo 849 milioni, 727 mila e 800 lire. Pagai fantini e mandanti, 150 milioni erano per me. La notizia era partita: avevo fatto vincere un miliardo a zio Tonino». Il ragioniere, per tutti, diventa il professionista della corsa truccata. «Mi sentivo forte, puntai sulle Tris. Metodo toscano: corruzione e cavalli ostacolati. Sessanta milioni di giocate, vinsi ancora». Il faccendiere Diodato va in galera, il ragioniere sale di grado. Vuole incontrarlo uno dei due fratelli Babuscio, mala di Taranto saldata alla camorra. «Si presentò con uno spiderino e un paio di ceffi. Avrebbero dovuto rapirmi per estorcermi il segreto delle combine, ma io collaboravo, non c' era bisogno di violenza. Nicola Babuscio tirò fuori un pacco con 20 milioni di lire: decidemmo di toccare una corsa a Taranto. Prima di scommettere mi portarono a Grazianise, provincia di Caserta. Entrammo in un' azienda di pompe funebri, mi fecero sedere su una bara. Ecco, il fratello latitante. Si fidò. Giocammo una cavalla vincente pagandone cinque a perdere: 20 milioni impiegati, solo otto vinti. Ma capirono che il giro c' era. "Quando facciamo una cosa più grossa?". La Tris, qui ad Aversa». L' ippodromo Cirigliano di Aversa è un gruviera per truccatori della camorra: il ragioniere entra in quel mondo senza timori. «Comandavano i casalesi e io presi confidenza con Mario Tavoletta, il killer. Entrai nelle loro case di Villa Literno: tutte uguali, diroccate fuori, i marmi all' interno, i prati all' inglese. Nei prati sotterravano bidoni pieni di soldi: li ho visti. Mario Tavoletta quando ti parlava ti offriva la seggiola e presto volle farmi partecipe del suo stile di vita: champagne e prostitute. Decidemmo di spostare la giocata ancora su Taranto, ma la corsa del 19 novembre 1996 andò male. Avevamo dato 60 milioni di lire a un solo driver, Nicola Gallucci, e lui non li aveva distribuiti. Pensava di ostacolare Run Run da solo, ma il cavallo si isolò e vinse sotto la pioggia. I Babuscio e il loro socio persero 400 milioni, fu la fine del mondo. Sequestrarono Gallucci, lo portarono in una villa, lo legarono a un albero, lo massacrarono. I 60 milioni erano nel caminetto spento. I Tavoletta proposero di ucciderlo, riuscimmo a mediare». Il 23 settembre del 1997, di ritorno da una Tris ad Aversa, Tonino Tavoletta viene ammazzato, l' autista ferito. Poi sarà ucciso anche Mario, suo cugino. Un gruppo di fuoco degli Schiavone-Bidognetti, diranno le indagini. «I Tavoletta giocavano in proprio e al clan davano le briciole. Antonio aveva fatto vincite secche da 800 milioni. Nel Bresciano controllava tre agenzie. I casalesi sono entrati con prepotenza nell' ippica perché garantisce guadagni forti con pochi rischi e una certezza di riciclaggio del denaro della droga». Il ragioniere, quando serve, riesce a fare da solo il lavoro di una squadra di scommettitori. «Cinque città in un giorno, in autostrada senza sosta. Giocavo schedine con pennarelli diversi, scrivevo con entrambe le mani. Scommesse basse, 50 euro. I controlli dell' Unire non intercettavano nulla. Poi mi buttai sulle corse dei gentlemen, i dilettanti: un commerciante d' auto pretese una tangente di 30 milioni. E in un delirio di onnipotenza truccai la schedina Totip, 1998 e 2002». Quasi due miliardi di lire l' incasso, «fu un' opera d' arte, una Gioconda». Conosce Alfonso Cesarano, chiede il pentito. «è uomo dei Nuvoletta, un pluriradiato. Aveva centinaia di cavalli intestati e li faceva correre uno per l' altro. Il suo veterinario toglieva il microchip di riconoscimento e lo attaccava con i preservativi alla criniera del cavallo. Lo incontrai all' uscita di Candela, trenta chilometri da Foggia. In un sacchettino di Cartier aveva 50 milioni in tagli da 10 mila lire. Con lui feci la mia ultima toccata». I casalesi negli ippodromi di Aversa, Pontecagnano e Garigliano, i tarantini della ' ndrangheta al Paolo VI, i calabresi e i foggiani a Milano, la mafia a Palermo. «Sono pochi i grandi guidatori che si sono sfilati da questo sistema, l' ippica è marcia alle radici. Nell' Unire, l' ente che la gestisce, alcuni funzionari scommettevano dopo la chiusura delle casse: avevano trovato il modo di fermare l' orologio».
14/04/2024 20:54
 
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Re:
zebu, 14/04/2024 20:00:

Questo l'articolo intero di Repubblica del 28 gennaio 2009 tutto virgolettato....

Sei in: Archivio > la Repubblica.it > 2009 > 01 > 28 > 'Io, il re dei cavalli tr...
'Io, il re dei cavalli truccati'
«Ho truccato corse di cavalli per dodici anni, dal 1991 al 2003. Novanta corse, almeno. L' ho fatto per conto della malavita di Taranto legata alla ' ndrangheta, per i casalesi che giocano all' ippodromo di Aversa. L' ho fatto per me stesso. Capisco di cavalli, soprattutto di guidatori e scuderie. La prima volta che ho provato a costruire un risultato, al Paolo VI di Taranto, ho guadagnato un miliardo di lire. Scommettere è più di un vizio, è un' adrenalina che pompa a bassa intensità durante la settimana e la domenica esplode. Scommettere sulla vittoria sicura, poi, è un lavoro duro che ti fa ricco». «Ho smesso quando un boss di Taranto mi chiamò sul cellulare, aveva perso soldi in una combine non riuscita. "Mi devi dire chi ha tradito o ammazzo tua madre e tuo padre". Era l' aprile del 2003. Contattai prima la procura di Milano e poi quella di Napoli. Raccontai tutto quello che avevo fatto e avevo visto. Sono diventato un collaboratore di giustizia. Ero cresciuto insieme all' ippica, non volevo più essere complice della sua distruzione. Le gare negli ippodromi, oggi, sono truccate. Almeno una a convegno. E il mio sport in mano ai banditi sta morendo». Il pentito dell' ippica ha 42 anni, un diploma da ragioniere e un Nokia dorato. Sotto protezione ha già cambiato tre residenze. Sempre al Nord, lontano dalle sue terre pericolose. «Sono cresciuto a ridosso dell' ippodromo di Taranto e nel 1990 iniziai a lavorare per un allevamento. Trafficavo con antidolorifici per cavalli e regalavo medicine e siringhe alla scuderia del clan Cianciaruso». è un' area difficile, quella del Paolo VI: operai Italsider, disoccupati. Una diffusione capillare della criminalità. «I Cianciaruso nel ' 91 iniziarono a truccare corse. Erano grossolani, minacciavano e basta: "Tu devi arrivare primo, tu secondo, tu terzo" e in pista vedevi le comiche, i cavalli si incastravano. Uno dei loro scommettitori era un giornalista sportivo locale, lo picchiarono perché faceva la cresta sui soldi raccolti». Il ragioniere scopre i volumi d' affari dell' ippodromo e decide di aprire un picchetto per le scommesse. «Fu il clan ad avvicinarmi: "Dobbiamo far vincere i nostri cavalli". Erano lentissimi. Ricordo un giorno, un giudice espose il giallo contro "Dervis Ve" e Antonio Cianciaruso andò sulla torretta pistola in pugno urlando a Donato Carelli, proprietario del Paolo VI: "Quello che ti proteggeva è morto". Alludeva ad Antonio Modeo, il Messicano, ucciso per ordine dei fratelli. Carelli, già presidente del Taranto calcio, oggi responsabile dell' ippica per Forza Italia, è sempre stato a mezza strada tra la necessità di far sopravvivere l' ippodromo e quella di avere gare regolari. Ho raccontato i dettagli al magistrato. Fu Carelli, va detto, a far aprire l' inchiesta che tolse dalle scuderie i Cianciaruso. Pagò quella denuncia con due colpi di pistola alle gambe». Per cinque anni "il ragioniere" ruba corsette da 100 mila lire e nel marzo ' 96 gli passa davanti l' occasione. «Un socio mi segnalò un colpo da due miliardi fatto all' ippodromo di Firenze. Contattai Tonino Diodato, affarista di zona: mi servivano 80 milioni di lire per corrompere i fantini. Dieci su diciotto. Il favorito, "il Principe", voleva contanti: 20 milioni a fine corsa. Correva su Pinks Black. Un driver avvertì l' ippodromo: "Mi hanno avvicinato due sconosciuti per comprarmi". Carelli verbalizzò, ma non fermò la gara. E il mercoledì funzionò tutto come un orologio: i primi tre piazzati erano nostri. Incassammo 849 milioni, 727 mila e 800 lire. Pagai fantini e mandanti, 150 milioni erano per me. La notizia era partita: avevo fatto vincere un miliardo a zio Tonino». Il ragioniere, per tutti, diventa il professionista della corsa truccata. «Mi sentivo forte, puntai sulle Tris. Metodo toscano: corruzione e cavalli ostacolati. Sessanta milioni di giocate, vinsi ancora». Il faccendiere Diodato va in galera, il ragioniere sale di grado. Vuole incontrarlo uno dei due fratelli Babuscio, mala di Taranto saldata alla camorra. «Si presentò con uno spiderino e un paio di ceffi. Avrebbero dovuto rapirmi per estorcermi il segreto delle combine, ma io collaboravo, non c' era bisogno di violenza. Nicola Babuscio tirò fuori un pacco con 20 milioni di lire: decidemmo di toccare una corsa a Taranto. Prima di scommettere mi portarono a Grazianise, provincia di Caserta. Entrammo in un' azienda di pompe funebri, mi fecero sedere su una bara. Ecco, il fratello latitante. Si fidò. Giocammo una cavalla vincente pagandone cinque a perdere: 20 milioni impiegati, solo otto vinti. Ma capirono che il giro c' era. "Quando facciamo una cosa più grossa?". La Tris, qui ad Aversa». L' ippodromo Cirigliano di Aversa è un gruviera per truccatori della camorra: il ragioniere entra in quel mondo senza timori. «Comandavano i casalesi e io presi confidenza con Mario Tavoletta, il killer. Entrai nelle loro case di Villa Literno: tutte uguali, diroccate fuori, i marmi all' interno, i prati all' inglese. Nei prati sotterravano bidoni pieni di soldi: li ho visti. Mario Tavoletta quando ti parlava ti offriva la seggiola e presto volle farmi partecipe del suo stile di vita: champagne e prostitute. Decidemmo di spostare la giocata ancora su Taranto, ma la corsa del 19 novembre 1996 andò male. Avevamo dato 60 milioni di lire a un solo driver, Nicola Gallucci, e lui non li aveva distribuiti. Pensava di ostacolare Run Run da solo, ma il cavallo si isolò e vinse sotto la pioggia. I Babuscio e il loro socio persero 400 milioni, fu la fine del mondo. Sequestrarono Gallucci, lo portarono in una villa, lo legarono a un albero, lo massacrarono. I 60 milioni erano nel caminetto spento. I Tavoletta proposero di ucciderlo, riuscimmo a mediare». Il 23 settembre del 1997, di ritorno da una Tris ad Aversa, Tonino Tavoletta viene ammazzato, l' autista ferito. Poi sarà ucciso anche Mario, suo cugino. Un gruppo di fuoco degli Schiavone-Bidognetti, diranno le indagini. «I Tavoletta giocavano in proprio e al clan davano le briciole. Antonio aveva fatto vincite secche da 800 milioni. Nel Bresciano controllava tre agenzie. I casalesi sono entrati con prepotenza nell' ippica perché garantisce guadagni forti con pochi rischi e una certezza di riciclaggio del denaro della droga». Il ragioniere, quando serve, riesce a fare da solo il lavoro di una squadra di scommettitori. «Cinque città in un giorno, in autostrada senza sosta. Giocavo schedine con pennarelli diversi, scrivevo con entrambe le mani. Scommesse basse, 50 euro. I controlli dell' Unire non intercettavano nulla. Poi mi buttai sulle corse dei gentlemen, i dilettanti: un commerciante d' auto pretese una tangente di 30 milioni. E in un delirio di onnipotenza truccai la schedina Totip, 1998 e 2002». Quasi due miliardi di lire l' incasso, «fu un' opera d' arte, una Gioconda». Conosce Alfonso Cesarano, chiede il pentito. «è uomo dei Nuvoletta, un pluriradiato. Aveva centinaia di cavalli intestati e li faceva correre uno per l' altro. Il suo veterinario toglieva il microchip di riconoscimento e lo attaccava con i preservativi alla criniera del cavallo. Lo incontrai all' uscita di Candela, trenta chilometri da Foggia. In un sacchettino di Cartier aveva 50 milioni in tagli da 10 mila lire. Con lui feci la mia ultima toccata». I casalesi negli ippodromi di Aversa, Pontecagnano e Garigliano, i tarantini della ' ndrangheta al Paolo VI, i calabresi e i foggiani a Milano, la mafia a Palermo. «Sono pochi i grandi guidatori che si sono sfilati da questo sistema, l' ippica è marcia alle radici. Nell' Unire, l' ente che la gestisce, alcuni funzionari scommettevano dopo la chiusura delle casse: avevano trovato il modo di fermare l' orologio».



nulla di nuovo x me , tutte cose che sapevo, ed è per questo che ho abbandonato definitivamente il trotto......

ma l'articolo che hai postato parla solo dei maneggioni che truccano le corse , non parla assolutamente
degli assuntori del gioco che raccolgono i sghei (tanti) e li GERSTISCONO a loro uso e consumo.
e a quanto se no io NON SONO CERTO MIGLIORI dei personaggi citati nell'articolo.

potrei raccontare fatterelli , ma qua non lo posso scrivere, voglio morire di vecchiaia.... [SM=x79471]
15/04/2024 10:58
 
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zebu, 14/04/2024 20:00:

Questo l'articolo intero di Repubblica del 28 gennaio 2009 tutto virgolettato....

Sei in: Archivio > la Repubblica.it > 2009 > 01 > 28 > 'Io, il re dei cavalli tr...
'Io, il re dei cavalli truccati'
«Ho truccato corse di cavalli per dodici anni, dal 1991 al 2003. Novanta corse, almeno. L' ho fatto per conto della malavita di Taranto legata alla ' ndrangheta, per i casalesi che giocano all' ippodromo di Aversa. L' ho fatto per me stesso. Capisco di cavalli, soprattutto di guidatori e scuderie. La prima volta che ho provato a costruire un risultato, al Paolo VI di Taranto, ho guadagnato un miliardo di lire. Scommettere è più di un vizio, è un' adrenalina che pompa a bassa intensità durante la settimana e la domenica esplode. Scommettere sulla vittoria sicura, poi, è un lavoro duro che ti fa ricco». «Ho smesso quando un boss di Taranto mi chiamò sul cellulare, aveva perso soldi in una combine non riuscita. "Mi devi dire chi ha tradito o ammazzo tua madre e tuo padre". Era l' aprile del 2003. Contattai prima la procura di Milano e poi quella di Napoli. Raccontai tutto quello che avevo fatto e avevo visto. Sono diventato un collaboratore di giustizia. Ero cresciuto insieme all' ippica, non volevo più essere complice della sua distruzione. Le gare negli ippodromi, oggi, sono truccate. Almeno una a convegno. E il mio sport in mano ai banditi sta morendo». Il pentito dell' ippica ha 42 anni, un diploma da ragioniere e un Nokia dorato. Sotto protezione ha già cambiato tre residenze. Sempre al Nord, lontano dalle sue terre pericolose. «Sono cresciuto a ridosso dell' ippodromo di Taranto e nel 1990 iniziai a lavorare per un allevamento. Trafficavo con antidolorifici per cavalli e regalavo medicine e siringhe alla scuderia del clan Cianciaruso». è un' area difficile, quella del Paolo VI: operai Italsider, disoccupati. Una diffusione capillare della criminalità. «I Cianciaruso nel ' 91 iniziarono a truccare corse. Erano grossolani, minacciavano e basta: "Tu devi arrivare primo, tu secondo, tu terzo" e in pista vedevi le comiche, i cavalli si incastravano. Uno dei loro scommettitori era un giornalista sportivo locale, lo picchiarono perché faceva la cresta sui soldi raccolti». Il ragioniere scopre i volumi d' affari dell' ippodromo e decide di aprire un picchetto per le scommesse. «Fu il clan ad avvicinarmi: "Dobbiamo far vincere i nostri cavalli". Erano lentissimi. Ricordo un giorno, un giudice espose il giallo contro "Dervis Ve" e Antonio Cianciaruso andò sulla torretta pistola in pugno urlando a Donato Carelli, proprietario del Paolo VI: "Quello che ti proteggeva è morto". Alludeva ad Antonio Modeo, il Messicano, ucciso per ordine dei fratelli. Carelli, già presidente del Taranto calcio, oggi responsabile dell' ippica per Forza Italia, è sempre stato a mezza strada tra la necessità di far sopravvivere l' ippodromo e quella di avere gare regolari. Ho raccontato i dettagli al magistrato. Fu Carelli, va detto, a far aprire l' inchiesta che tolse dalle scuderie i Cianciaruso. Pagò quella denuncia con due colpi di pistola alle gambe». Per cinque anni "il ragioniere" ruba corsette da 100 mila lire e nel marzo ' 96 gli passa davanti l' occasione. «Un socio mi segnalò un colpo da due miliardi fatto all' ippodromo di Firenze. Contattai Tonino Diodato, affarista di zona: mi servivano 80 milioni di lire per corrompere i fantini. Dieci su diciotto. Il favorito, "il Principe", voleva contanti: 20 milioni a fine corsa. Correva su Pinks Black. Un driver avvertì l' ippodromo: "Mi hanno avvicinato due sconosciuti per comprarmi". Carelli verbalizzò, ma non fermò la gara. E il mercoledì funzionò tutto come un orologio: i primi tre piazzati erano nostri. Incassammo 849 milioni, 727 mila e 800 lire. Pagai fantini e mandanti, 150 milioni erano per me. La notizia era partita: avevo fatto vincere un miliardo a zio Tonino». Il ragioniere, per tutti, diventa il professionista della corsa truccata. «Mi sentivo forte, puntai sulle Tris. Metodo toscano: corruzione e cavalli ostacolati. Sessanta milioni di giocate, vinsi ancora». Il faccendiere Diodato va in galera, il ragioniere sale di grado. Vuole incontrarlo uno dei due fratelli Babuscio, mala di Taranto saldata alla camorra. «Si presentò con uno spiderino e un paio di ceffi. Avrebbero dovuto rapirmi per estorcermi il segreto delle combine, ma io collaboravo, non c' era bisogno di violenza. Nicola Babuscio tirò fuori un pacco con 20 milioni di lire: decidemmo di toccare una corsa a Taranto. Prima di scommettere mi portarono a Grazianise, provincia di Caserta. Entrammo in un' azienda di pompe funebri, mi fecero sedere su una bara. Ecco, il fratello latitante. Si fidò. Giocammo una cavalla vincente pagandone cinque a perdere: 20 milioni impiegati, solo otto vinti. Ma capirono che il giro c' era. "Quando facciamo una cosa più grossa?". La Tris, qui ad Aversa». L' ippodromo Cirigliano di Aversa è un gruviera per truccatori della camorra: il ragioniere entra in quel mondo senza timori. «Comandavano i casalesi e io presi confidenza con Mario Tavoletta, il killer. Entrai nelle loro case di Villa Literno: tutte uguali, diroccate fuori, i marmi all' interno, i prati all' inglese. Nei prati sotterravano bidoni pieni di soldi: li ho visti. Mario Tavoletta quando ti parlava ti offriva la seggiola e presto volle farmi partecipe del suo stile di vita: champagne e prostitute. Decidemmo di spostare la giocata ancora su Taranto, ma la corsa del 19 novembre 1996 andò male. Avevamo dato 60 milioni di lire a un solo driver, Nicola Gallucci, e lui non li aveva distribuiti. Pensava di ostacolare Run Run da solo, ma il cavallo si isolò e vinse sotto la pioggia. I Babuscio e il loro socio persero 400 milioni, fu la fine del mondo. Sequestrarono Gallucci, lo portarono in una villa, lo legarono a un albero, lo massacrarono. I 60 milioni erano nel caminetto spento. I Tavoletta proposero di ucciderlo, riuscimmo a mediare». Il 23 settembre del 1997, di ritorno da una Tris ad Aversa, Tonino Tavoletta viene ammazzato, l' autista ferito. Poi sarà ucciso anche Mario, suo cugino. Un gruppo di fuoco degli Schiavone-Bidognetti, diranno le indagini. «I Tavoletta giocavano in proprio e al clan davano le briciole. Antonio aveva fatto vincite secche da 800 milioni. Nel Bresciano controllava tre agenzie. I casalesi sono entrati con prepotenza nell' ippica perché garantisce guadagni forti con pochi rischi e una certezza di riciclaggio del denaro della droga». Il ragioniere, quando serve, riesce a fare da solo il lavoro di una squadra di scommettitori. «Cinque città in un giorno, in autostrada senza sosta. Giocavo schedine con pennarelli diversi, scrivevo con entrambe le mani. Scommesse basse, 50 euro. I controlli dell' Unire non intercettavano nulla. Poi mi buttai sulle corse dei gentlemen, i dilettanti: un commerciante d' auto pretese una tangente di 30 milioni. E in un delirio di onnipotenza truccai la schedina Totip, 1998 e 2002». Quasi due miliardi di lire l' incasso, «fu un' opera d' arte, una Gioconda». Conosce Alfonso Cesarano, chiede il pentito. «è uomo dei Nuvoletta, un pluriradiato. Aveva centinaia di cavalli intestati e li faceva correre uno per l' altro. Il suo veterinario toglieva il microchip di riconoscimento e lo attaccava con i preservativi alla criniera del cavallo. Lo incontrai all' uscita di Candela, trenta chilometri da Foggia. In un sacchettino di Cartier aveva 50 milioni in tagli da 10 mila lire. Con lui feci la mia ultima toccata». I casalesi negli ippodromi di Aversa, Pontecagnano e Garigliano, i tarantini della ' ndrangheta al Paolo VI, i calabresi e i foggiani a Milano, la mafia a Palermo. «Sono pochi i grandi guidatori che si sono sfilati da questo sistema, l' ippica è marcia alle radici. Nell' Unire, l' ente che la gestisce, alcuni funzionari scommettevano dopo la chiusura delle casse: avevano trovato il modo di fermare l' orologio».




Solo questo basta e avanza per smettere di giocare...
Fabio
15/04/2024 14:10
 
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Storia di un raggiro miliardario messo in piedi anni fa in una corsa a Varese, protagonista involontario un modesto cavallo che sbancò la Tris di giornata contro ogni logica...
“Stangata” all’ippodromo:Amado Mio e la truffa del secolo
Amado Mio.

Un racconto di Pasolini,la canzone della Rita Hayworth di Gilda. E il nome di un cavallo grigio protagonista suo malgrado della più grande e clamorosa truffa a sfondo ippico degli ultimi 10 anni. Altro che la “Stangata” di Redford e Newman. Altro che Hollywood. Altro che storie. Miseria e nobiltà, italico estro e squallore. E, ancora, corruzione e parossismo, droga e malavita, comicità e vergogna. Ci è mancato solo il morto, ma ci è mancato poco. Un piccolo mondo purtroppo non antico. Una corsa falsa che più vera non si può.Un gioco da nanetti (intesi anche, ma non solo, come fantini) e da 7 miliardini di vecchie lire.


Per la giustizia sportiva la truffa non è mai esistita, un po' come per qualcuno la mafia; le cronache raccontano di un fatto circoscritto a un ambiente inguaribilmente malato. Ma non è vero, anzi. Quel raggiro invase l'ippica dall'esterno e sfruttò la compiacenza e l'ignoranza dei suoi controllori, e la mai dimenticata politica "dei panni sporchi da lavare in famiglia", per non dare scandalo.
Ma veniamo ai fatti, o, se preferite, a questo racconto tramandato dalle bocche degli scommettitori e degli appassionati. Invenzioni alle quali però ha creduto anche una procura che, piano piano, ha disegnato i contorni dell'episodio e seguendo i passi dei “cattivi” è
arrivata a intercettare telefonate di trafficanti e riciclaggio. C'era una volta Amado Mio, allora. Che nel 1996 aveva 4 anni e, dopo una vittoria sulla lunga distanza a Varese, venne comprato da un signore senese e portato ad allenarsi sulle piste vicine a Piazza del
Campo. Era di maggio e il grande colpo, la “stangata”, sarebbe poi riuscita a
Santo Stefano.

Ancora sotto l'ombra fredda e innevata delle Prealpi, all'ippodromo varesino delle Bettole. Da maggio a Natale il cavallo venne preparato proprio da un fantino del Palio nel migliore dei modi. Anche se non sembrava così a giudicare dai risultati che Amado Mio inanellò
nelle sue spedizioni a San Siro e negli ippodromi del nord: sempre ultimo discosto. Per far scendere le quotazioni e il peso da portare nella corsa Tris e far lievitare le quote. Amado Mio, per il suo grande giorno di malagloria venne dichiarato partente con i colori di un
certo signor Michelotti che forse neppure mai lo vide quel purosangue grigio.

In sella iscrissero un certo Enrico Casasoli, giovane fantino senese con molte
meno corse e vittorie all'attivo di quante richieste dal regolamento della Tris, la gara quotidiana legata al terno ippico nazionale su cui gli italiani scommettevano, nelle ricevitorie e nei bar, ai tempi, una media di oltre 12 miliardi per volta. Amado Mio dai giornali tecnici era quotato come l'estremo outsider.

Ma un fiume di scommesse si riversò su di lui fin dal mattino di quel 26 dicembre e soprattutto migliaia e migliaia di combinazioni Tris lo indicavano, sorprendentemente, al primo posto. Pazzi o bene informati? La seconda che ho scritto. Invece che a 20 contro 1 Amado pagò vincente 4 contro 5. Ma fu fin troppo così: in fondo pochi investimenti ti raddoppiano quasi il capitale in due minuti di gara.A rischio zero, in quel caso, dato che il cavallo (come risultò poi dalle analisi) fu drogato a dovere, molti dei fantini in gara pagati per non batterlo o convinti di non provarsi nemmeno a farlo.

Poco prima dell'ingresso in pista un nuovo colpo di scena: Casasoli era rimasto a Siena ma a Varese capitò, guarda il caso, Otello Fancera. Che abitava a Roma ed era uno dei migliori
fantini italiani. Il regolamento delle scommesse accetta i cambi di monta solo tra fantini di pari grado e livello. Il giudizio spetta ai commissari. Che non trovarono niente da eccepire. Fancera fece fatica solo a trattenere il purosangue nelle fasi preliminari: Amado era indiavolato. Ci fu una prima partenza, ma proprio la gabbia da cui avrebbe dovuto scattare il grigio non si aprì (qualcuno aveva messo un blocco) e mentre gli altri 15 cavalli si facevano un giro di pista a pieno regime, il controstarter invalidò il segnale.

A questo punto il pubblico, infreddolito, si divise in due: quelli che fischiavano e quelli che ridevano. Alberto Caramella, il cronista della tv dei cavalli, diede indignato l'ordine d'arrivo della corsa prima del via. Gli tolsero la linea. E il posto di lavoro. Poi voce e immagini ritornarono. Con Amado Mio puntualmente in grado di sbaragliare il campo. E di consegnare ai facili profeti che nella Tris avevano scommesso su di lui come vincente 6 o 7 dei 13 miliardi di vecchie lirette scommessi, per gran parte da ignari avventori di un bar con la tecnica dei nomi, dei numeri e del consiglio dei giornali tecnici. Una farsa in più atti. Una truffa ancora in cerca di autore. O meglio, di mandante.
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Da quel giorno se pensate che le cose siano cambiate probabilmente vi sbagliate di grosso per questo motivo è meglio giocarsi la data di nascita o il proprio numero di targa
e il giorno che la targa o la data di nascita per una sorte del destino entrerà in simbiosi
con i tre numeri che hanno scelto loro di far uscire avete qualche speranza di prendere una tris sostanziosa altrimenti con lo studio tecnico difficilmente potete aspirare alla lunga
a delle tris che paghino più di 200 euro
p.s
per la cronaca di tutti i giorni
ieri a Padova con uno scomodo numero 7 di partenza ha vinto alla grande perfino un nostro amato cavallo un certo AXEL NIB a quota fissa di 31
e la trio per gli amanti della pista piccola 1-4-7 ha pagato la bellezza di 1200 euro
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