[Atletica] Marion Jones shock: "Mi sono dopata per le olimpiadi"

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il rat-man
00sabato 6 ottobre 2007 13:32

La campionessa di atletica leggera Marion Jones ammette, in un tribunale di New York, di essere colpevole di due diversi reati legati all'assunzione di steroidi per migliorare le sue prestazioni. Quando esce dall'aula la Pantera Nera, tailleur nero e camicia bianca, accompagnata dalla madre, annuncia anche il suo ritiro dall'atletica leggera.

Si sgretola così in una anonima aula di giustizia il mito di Marion Jones, bella, brava, veloce, 178 centimetri di muscoli meticci, americani - è nata a Los Angeles nel 1975 - e belisiani (i genitori sono del Belize) - che sono corso sugli anelli degli stadi di atletica più veloci di sempre vincendo tutto quello che c'era da vincere, tra cui tre ori e due bronzi olimpici. Finisce una storia che è stata molto bella, come molto bella è la protagonista, ma su cui da anni - almeno dal 2002 - pesano sospetti e accuse e il vento maligno e devastante della diceria. Niente è mai stato dimostrato e nel maggio 2006, a 31 anni, la pantera nera si ripresenta in pista e vince i 100 al meeting di Xalapa.

La confessione - Avanti così, tra sospetti e riscosse, tra sogni spezzati e speranze ritrovate. Fino a questa mattina quando nell'aula della cittadina di White Plains, stato di New York, la star dell'atletica ha ammesso di aver fatto uso di steroidi. La Jones ha riconosciuto di aver mentito agli investigatori federali sull'uso di steroidi prima delle Olimpiadi del 2000 dove conquistò cinque medaglie, che ora rischia di perdere, e in un'altra inchiesta per frode. La notizia era stata anticipata dal Wahington Post che riferiva ieri di una lettera della Jones a un amico. In realtà si trattava della sua confessione.

L'America tradita dal suo mito - Per l'America è la fine di un mito. Una notizia che rattrista. Anche il presidente Bush ci tiene far conoscere la sua delusione. L'atleta, che rischia di perdere anche le medaglie olimpiche vinte a Sidney nel 2000, aveva già ammesso in passato di aver cominciato nel 1999 ad assumere sostanze: gliele dava il suo allenatore Trevor Graham parlando di proteine e integratori; solo nel 2002 aveva scoperto che si trattava di prodotti vietati.

Al suo arrivo al tribunale di White Plains la Jones ha dovuto dare le impronte digitali agli agenti federali e sottoporsi alla procedura di incriminazione. Poi l'ammissione di aver vinto quelle medaglie con l'inganno. "E' la distruzione di una leggenda - ha affermato Dick Pound, presidente dell'Agenzia mondiale antidoping e membro Cio - E' un fatto molto triste. Ma c'è anche la speranza che ciò che è accaduto a Marion Jones segni la fine di un'epoca di mele marce e sia una lezione per le nuove generazioni di atleti".

Nella lettera anticipata dal Post, la Jones spiegava a familiari ed amici cosa avrebbe detto all'indomani, cioè stamani, davanti al giudice. L'atleta ha ammesso di avere mentito agli agenti federali che l'avevano interrogata nel 2003 mostrandole una confezione identica a quelle da lei ricevute dal suo tecnico. Solo nel 2002, quando ha lasciato Graham, ha capito la verità sulle sostanze assunte. "Avrei dovuto capirlo prima, dai mutamenti nel mio organismo e da altri segnali - scrive nella lettera - ma ho messo le cose insieme solo nel 2002".

Marion Jones prende il testimone dell'ultima frazione nella staffetta 4x100 alle Olimpiadi di Sidney nel Duemila. Per gli Stati Uniti fu ancora oro.

Il Cio potrebbe riprendersi le medaglie olimpiche - "La nostra posizione sul doping è inequivocabile - ha detto Darryl Seibel, portavoce del Comitato Olimpico Usa - Chi fa il doping è un imbroglione, è un atleta che imbroglia, e non è pensabile alcuna tolleranza: chi ha truffato merita di pagare il prezzo delle sue azioni".
Le regole consentono al Cio di risalire indietro di otto anni per togliere medaglie e annullare primati e risultati. Le Olimpiadi di Sidney entrano ancora nel campo di azione punitivo. "Le nostre regole sono chiare se Marion Jones confessa", ha affermato Nick Davies, portavoce della federazione internazionale di atletica (Iaaf). "Qualsiasi cosa che aiuta ad arrivare alla verità sul problema dell'uso della droga nello sport è un fatto positivo - ha affermato Craig Masback, presidente della Federatletica americana - Ma nello stesso tempo un fatto del genere è una tragedia per un atleta, per i suoi compagni di squadra, per gli amici ed i familiari".

Una confessione tardiva - Per molti quella di Marion Jones è una confessione tardiva. Nella sua carriera l'ombra del doping è sempre stata una costante e una telenovela causa anche frequentazioni sospette per la velocista. Le prime accuse arrivarono dal primo marito, C.J. Hunter, lanciatore squalificato per doping dopo essere stato trovato positivo al nandrolone a Sydney. La Jones parlò di una vendetta del suo ex compagno, che non aveva alcun fondamento.

Sotto le luci della ribalta anche per le vicende sentimentali, la Jones, liberatasi dell'ingombrante marito, comincia una relazione con Tim Montgomery: nel 2003 interrompe l'attività agonistica per la nascita di Tim jr. Ma anche questa seconda unione ha portato guai. Montgomery infatti viene trovato positivo e da primatista dei 100 si ritrova senza niente: per la bella Marion ancora guai, nuovi sospetti legati anche allo scandalo Balco, il laboratorio californiano finito nella bufera per il doping. Il 3 dicembre 2004 il fondatore, Victor Conte, accusa la sprinter di aver usato cinque diverse sostanze dopanti prima, durante e dopo i Giochi di Sydney. Un altro anno da dimenticare. E ad Atene la Jones colleziona solo amarezze. Niente medaglie. Ma non è finita qua. Il 2006 sembra l'anno della svolta, del ritorno alla luce: la pista le da nuovamente ragione, le gambe e la testa erano tornate ad assisterla e dopo undici mesi di assenza, il 14 maggio 2006 Jones si ripresenta in pista e vince i 100 al meeting di Xalapa. Successo bissato due settimane dopo nel freddo di Hengelo.

Ma pochi mesi dopo, il 19 agosto 2006, la Jones viene trovata positiva all'epo. "Sono sotto choc", la reazione della sprinter, che ancora una volta respingeva al mittente le accuse. E ancora una volta la prova che doveva inchiodarla si dissolve nelle analisi. Un nuovo matrimonio con Obadele Thompson, velocista delle Barbados, bronzo nei 100 ai Giochi di Sydney. Ma la gloria non può più tornare. Almeno ha scelto lei di scrivere la parola fine.



che schifo [SM=x967747]
imperatoreluca
00sabato 6 ottobre 2007 15:35
dovrebbero toglierle le medaglie

imperatoreluca
00venerdì 23 novembre 2007 19:16

la Iaaf cancella i risultati della Jones dal 2000

MILANO - La Iaaf, la Federazione Internazionale di atletica leggera, ha squalificato per due anni Marion Jones, che ha ammesso di avere usato epo prima delle Olimpiadi di Sydney. La federazione ha anche cancellato tutti i risultati ottenuti dalla 32enne a partire dal primo settembre 2000, comprese quindi le medaglie di Sydney, che la Jones dovra' restituire. (Agr)

weILL
00domenica 25 novembre 2007 16:43
Visto quello che ha dichiarato, ora le toglieranno anche tutti i premi in denaro vinti in quel periodo.

praticamente rimarrà senza un soldo.. [SM=g27837]
il rat-man
00lunedì 26 novembre 2007 01:23
Re:
weILL, 25/11/2007 16.43:

Visto quello che ha dichiarato, ora le toglieranno anche tutti i premi in denaro vinti in quel periodo.

praticamente rimarrà senza un soldo.. [SM=g27837]




magari lo facessero qui da noi [SM=x967708]
il rat-man
00venerdì 11 gennaio 2008 19:03
Doping, 6 mesi di carcere per la Jones: "L'atleta Usa ha mentito ai giudici"

L'ex campionessa olimpionica di atletica leggera Marion Jones, vincitrice di tre medaglie d'oro e di due di bronzo alle Olimpiadi di Sydney 2000, è stata condannata oggi a White Plains, a New York, a sei mesi di carcere perché giudicata colpevole di doping, driver assunto steoridi e aver mentito ai giudici che indagavano su di lei.

L'atleta statunitense, che ha confessato l'uso di essersi dopata prima delle Olimpiadi di Sydney 2000, era stata per questo squalificata per due anni dalla federazione sportiva Usa. Dovrà restituire tutte le medaglie vinte. La Federazione internazionale di atletica leggera ha cancellato tutti i risultati ottenuti dalla atleta trentaduenne a partire dal primo settembre 2000. L'annullamento dei risultati non riguarda solo le gare individuali ma anche le staffette. I due anni di squalifica vengono calcolati a partire dall'8 ottobre scorso fino al 7 ottobre 2009.

Il 5 ottobre scorso la Jones, già da tempo nella bufera per il presunto coinvolgimento nel caso Balco, aveva confessato tra le lacrime di aver assunto steroidi e anche di aver mentito agli agenti federali. In quell'occasione aveva annunciato il ritiro dall'attività agonistica e quattro giorni dopo aveva restituito le medaglie vinte e accettato lo stop di due anni, previsto per l'assunzione di anabolizzanti e oggi ufficializzato dalla Federazione internazionale. Ai Giochi di Sydney, la Jones aveva conquistato tre medaglie d'oro (100 metri, 200 metri e staffetta 4x400 m) e due di bronzo (salto in lungo, staffetta 4x100 m).



MAGARI accadesse anche qui da noi, mi duole ripetermi ma è così
weILL
00sabato 12 gennaio 2008 16:09
Bene, cosi' a nessuno mai gli verrà in mente di dire la verità in futuro.
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