Federico Federici

fil0diseta
00lunedì 2 novembre 2015 08:03


*
Le cose nei loro nomi invisibili sono il mondo
muto, una cosa sola in esso, il mondo all’oscuro
di tutto, compreso solo al fuoco che divora di continuo
per non farselo sfuggire inerte, di nuovo
oblio continuo delle cose, il mondo,
una dopo l’altra, la distanza che disabita
le dita, questo è scritto:
uno spazio chiuso, una scatola o
un vuoto che non ha pareti, dove imprime
in un attimo il soffio la voce, sino a sconfinare;
il pensiero primo è l’eco, che ritorna
tutto, anche il cielo, anche da una superficie
d’acqua ferma. Tremano le cose, e la voce
che le fa tremare – il nome le ferma,
il nome dato toglie le cose al mondo –
non le fa riflettere. Rimangono negli occhi.

*
È strana la luce in cui sostano le cose ancora
prima di scoprirsi muovendo a lato, staccandosi
da un estremo all’altro, discorrendo, ricoprendosi
di crepe, contravvenendo, cadendo risonanti in cavità
di buio, che gli occhi non hanno mai visto, facendo
tremare lo spazio, sommessamente, come sapessero
in fondo la tenebra occulta che le riempie, in ogni taglio
infiltrata ad orlo di luce, dove poco più chiarita
affiora agli occhi, preme lo sguardo, senza liberarsi

da Schemi dell’ombra, 2007

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