Chan Chan......

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Cocuyo
00martedì 22 agosto 2006 20:17
La prima volta che hanno visto un turista scendere dal bus con la digitale in mano, proprio non riuscivano a capire. Cosa c'è da fotografare in un villaggio fatto di due file di casupole scrostate ai lati di un binario? Poi qualcuno si è ricordato del ritornello di Chan Chan, la canzone di Compay Segundo del Buena Vista Social Club, e ora gli abitanti di Alto Cedro quando vedono i forestieri non si meravigliano più. «De Alto Cedro voy para Marcané, luego a Cueto voy para Mayarí», cantava Compay: «Vado da Alto Cedro a Marcané, poi da Cueto a Mayarí». Ci andiamo anche noi, con il taxi rosso fuoco di Felix e il mangianastri a tutto volume perché a Cuba la musica è indispensabile quanto l'aria che si respira.

Sulla mappa stradale dell'Oriente, come i cubani chiamano l'est della loro isola, i luoghi della canzone sono solo puntini nella pianura a sud della baia di Nipe. Mayarí è quello più grosso, il puntino di Marcané invece tanto piccolo che stentiamo a trovarlo. Anche qui non c'è quasi nulla, una manciata di casette in muratura e bohíos (capanne di palma) attorno a un enorme zuccherificio che sembra abbandonato. «Funziona solo da dicembre a maggio, la stagione del raccolto», ci spiega un vecchio dalla pelle scura. Come quasi tutti i contadini di qui, discende dagli schiavi rastrellati in Africa dagli spagnoli già nel 1523, dopo che gli indigeni si erano rapidamente estinti per le malattie arrivate dall'Europa e la fatica nei campi imposta dai conquistadores. A Cueto, poco più a nord di Marcané, incrociamo di nuovo la ferrovia delle piantagioni. In attesa che compaiano i vagoni colmi di canna, sulla strada c'è un viavai di camion, biciclette, calessi e carri tirati da buoi. Un guajiro (contadino) con il cappello di paglia in testa si affaccenda attorno a una Chevrolet vecchia di almeno cinquant'anni, di quelle che i cubani riescono miracolosamente a far camminare con ricambi e rattoppi di fantasia. Un'eredità del tempo dei latifondi - prima della revolución di Fidel Castro - che accende di colori le strade dell'isola e suscita le invidie dei collezionisti d'auto d'epoca.

Ma cosa ci trovava Compay, cittadino di Santiago de Cuba, in un villaggio sonnacchioso e insignificante come Cueto? Un'idea comincio ad averla, ma preferisco chiedere lumi alla nostra guida. Per una volta Marcello, che di Cuba conosce ogni sasso e snocciola dati e date con la sicurezza di un computer, non ha la risposta pronta. «Il ritornello», spiega imbarazzato, «non c'entra niente con la canzone stessa, e anche quella è poco chiara. Si capisce solo che Chan Chan è geloso della moglie Juanica perché mentre setaccia la sabbia fa roteare il posteriore attirando gli sguardi degli uomini. Anche di Compay». La storia non mi sorprende: già da piccoli cubani e cubane si lanciano occhiate malandrine e la loro allegra esuberanza, complice una buona dose di machismo, si traduce in incredibili intrecci di amori, tradimenti, triangoli, divorzi e famiglie plurime.
Cocuyo
00martedì 22 agosto 2006 20:18
A Mayarí, l'ultima tappa del ritornello, ci imbattiamo nel festival del son, il genere musicale melodico-surreale di Compay. La sera una folla di famigliole si pigia tra le bancarelle lungo la strada principale, bombardata dalla musica degli altoparlanti e dalla babele di odori che proviene dalle cucine volanti. Qualcuno indossa la guayabera, la tradizionale camicia di cotone cubana, altri tute griffate provenienti dalle tiendas panamericanas, i negozi in cui si compra solo con i pesos convertibili. C'è anche qualche donna vestita di bianco dalla testa ai piedi, a testimonianza che la santería, frutto dell'incontro tra cattolicesimo e riti animisti degli ex schiavi, qui ha ancora radici profonde.
L'atmosfera è travolgente, la gente mangia, ride e balla in mezzo alla strada, la birra scorre a fiumi e chi non ha voglia di fare la fila per comprarla si attacca direttamente alla bottiglia di rum portata da casa. Lontano dai fasti un po' screpolati dell'Avana, dagli alberghi turistici di Varadero e dalle città coloniali fondate da Velazquez lungo il Camino Real, è qui che lo spirito cubano mostra il suo volto più genuino, quello di una società contadina che le difficoltà di tutti giorni ha reso più unita senza toglierle allegria e spontaneità.

È l'ambiente amato da Compay Segundo, che si divertiva a mettere in musica le battute e le stramberie della gente. Sicuramente gli piacevano anche le ragazze di Mayarí, belle almeno quanto quelle di Las Tunas che sono richiestissime da aspiranti mariti stranieri. Di giorno Mayarí, con le sue case color pastello, appare come una miniatura delle città coloniali. C'è il vecchio cinema che sembra il pendant in cemento delle Chevrolet d'epoca, c'è la bottega del barbiere che accomoda i clienti sotto al portico in posizione stesa per lavorare di fino con il rasoio. Le strade sono affollate di pedoni, biciclette e carretti come nella vicina Banes, sopra alla Bahía de Nipe. Fino al 1950 questa cittadina era il regno della statunitense United Sugar Fruit Company, e si vede. Le case di legno sul corso principale ricordano i film western, e molti vecchi biascicano ancora parole d'inglese imparate dai gringos. Sotto ai portici c'è tutto il campionario della creatività cubana. L'embargo Usa è duro da sopportare e bisogna arrangiarsi, così il mestiere più utile è fare l'aggiustatutto: qualcuno ripara scarpe malandate nel salone degli sciuscià, altri fabbricano pezzi di ricambio per le vetuste cucine a kerosene che si usano ancora in molte case cubane. Vicino al mercato c'è un tiro a segno che non serve per divertirsi, ma per imparare a sparare: «Cada cubano debe saber tirar, y tirar bien», recita un cartello a firma di Raul Castro. L'esortazione, stando al numero di cartucce vuote sul banco, sembra essere ancora d'attualità.

Ogni piazzetta a Banes ricorda la ricchezza degli anni in cui viveva dell'esportazione di frutta e banane. Nel Parque José Martí, vicino al quartiere residenziale dove abitava Mirta, la prima moglie del líder, le facciate hanno una patina liberty e l'ex casinò funge da discoteca. Qua e là si riconoscono i contorni di vecchi campi da tennis, anch'essi un retaggio del periodo americano. Che fu certamente meno traumatico dell'incontro fatale che i tainos, gli indigeni cubani, ebbero nel 1492 con i navigatori giunti da lontano. Decimati nell'arco di pochi decenni, il loro ricordo sopravvive nei musei e in rari siti archeologici come il Chorro de Maita a Cerro de Yagüajay, una necropoli indigena scoperta per caso da una contadina nel giardino di casa e diventata un piccolo e curato museo. Fanno impressione gli scheletri stretti uno all'altro, alcuni in posizione fetale, altri identificati dagli archeologi come stregone o cassique (capotribù), mentre tra le conchiglie e gli amuleti esposti nelle teche spicca un piccolo idolo d'oro. Perfino Castro ne fu tanto colpito da ordinare la costruzione, pochi metri più in là, dell'Aldea Taina: è la ricostruzione un villaggio indigeno precolombiano con capanne rotonde dove sono rappresentate scene di vita quotidiana, divinità braibama e rituali intrisi di mistero. Un po' naïf, ma vale la pena di visitarlo per fermarsi poi al ristorante e gustare un piatto di jabalí escondido (cinghiale nascosto) con moros y cristianos, il contorno tradizionale cubano di riso e fagioli neri.

Dall'alto dell'Aldea si vede luccicare il mare dietro alle piantagioni di cocchi e banani. La spiaggia di Guardalavaca è una delle più belle dell'Oriente, l'unica in questa zona alla quale possono accedere anche i cubani e una delle preferite dai turisti che si avventurano per conto proprio. Alle spalle del mercatino artigianale, sotto agli alberi di uva caleta radicati in riva al mare, Juan Carlos ed Emanuel stanno intagliando un tronco con straordinaria abilità; sotto i colpi di scalpello prendono forma animali esotici o endemici come la jutia, il topo di campagna cubano. Juan Carlos, il più vecchio, tira fuori una bella favoletta. «Un giorno ho chiesto a un tronco abbandonato su questa spiaggia: Perché sei triste? Perché ora verrò portato via e fatto a pezzi, ha risposto. Allora ho deciso di scolpirlo e farne un'opera d'arte, in omaggio all'ecologia e alla continuità dei cicli naturali di vita e morte».
Cocuyo
00martedì 22 agosto 2006 20:18
Marcello l'ha già sentita mille volte e preferisce prendersela con le guide che scrivono fandonie su Guardalavaca. Il nome, precisa testardo, non deriva né da mandriano, né dall'airone guardabuoi, ma significa «conserva i tesori nel baule». Un'espressione riferita ai pirati che nascondevano i loro bottini nelle calette protette della costa, le stesse dove il 28 ottobre del 1492 sbarcò Cristoforo Colombo. Scese a terra poco più a ovest di Guardalavaca, nella baia di Bariay che oggi è un parco naturale; all'epoca l'isola attaccata alla terraferma era coperta da una vegetazione tanto lussureggiante che Colombo disse di essere approdato in Paradiso. Più tardi qualcuno la tagliò per fare posto alle palme da cocco, uno sfregio cui ora si rimedia innestando altre specie di piante endemiche. Nel punto più alto di Bariay, il solito monumento naïf ricorda l'Encuentro tra gli uomini bianchi, rappresentati da candide arcate, e i tainos che hanno le sembianze di divinità rossicce. Ma il posto, avvolto nel silenzio, è tanto accattivante da farci perdonare ogni ingenuità storico-artistica.

«Pronti con i cannocchiali?». Per la giornata odierna è in programma un'avventura dal sapore africano. Partiamo di buon'ora e dopo un po' ci troviamo a sobbalzare di buca in buca. Se i soldi non sono bastati per ultimare l'autostrada che dovrebbe attraversare tutta Cuba (per ora c'è solo il tratto occidentale, fermo dal 1988), di riparare le provinciali nemmeno se ne parla. È il motivo per cui la Gaviota, l'impresa turistica gestita dall'esercito cubano, mette a disposizione i suoi elicotteri per le escursioni a Cayo Saetia, l'isola più sorprendente dell'Oriente. Popolata di zebre, gazzelle, bufali e altri animali esotici importati o regalati a Fidel da statisti africani in visita, è stata off limits per molto tempo perché riservata alle vacanze dei militari di rango e alle battute di caccia di Raul Castro. Ora è aperta anche ai turisti che assaporano atmosfere da safari girando in jeep con i ranger e si sparpagliano lungo le splendide calette che circondano l'isola, tra le più belle di tutta Cuba. Davanti a Villa Saetia, il resort nascosto nel verde in un angolo dell'isola, giovani dromedari prendono il sole stesi pigramente sull'erba, mentre uno struzzo si diverte a cacciare le galline. Il pranzo, spezzatino di selvaggina, viene servito sotto lo sguardo severo di fiere impagliate appese alle pareti e ci sentiamo un po' in colpa. Siamo davvero a Cuba?

Quella più vera la ritroviamo a Holguín, la città dei parchi (intesi come piazze) che è il capoluogo di quest'angolo di Oriente. Una città tutta squadrata da scoprire palmo a palmo, curiosando nei cortili e negli androni dei vecchi palazzi, ma anche in periferiche botteghe dove scopriamo quasi per caso la straordinaria fabbrica di organetti di Francisco Cuayo, un mago che con la sua squadra crea armoniosi capolavori che suonano come orchestre. Dall'alto della Loma de la Cruz la vista spazia quasi fino alle chilometriche spiagge di Santa Lucía e a Cayo Sabinal, l'isola dei fenicotteri. Sui 462 gradini che portano al belvedere si allenano correndo i giocatori della squadra locale di baseball, mentre a maggio vi si arrampicano i fedeli per le famose Romerías de Mayo. Una festa che, come sempre da queste parti, sfocia in un tripudio di orchestre e di musica, la stessa che ci risuona in testa quando lasciamo Cuba: salsa, rumba, inni rivoluzionari e melodie intrise di sentimenti. Ora sappiamo che Chan Chan è un tipico son cubano e che il vero nome di Compay Segundo, compagno di cantate di Ismael Hierrezuelo (Compay Primo) negli anni 1940 e 1950, è Francisco Repilado. Non abbiamo capito del tutto le parole della sua canzone, ma poco importa: sono un delizioso nonsense cubano, di quelli che rendono così adorabile e unico questo angolo di Caraibi e la sua gente.

Cocuyo
00martedì 22 agosto 2006 20:21

....Il nome, precisa testardo, non deriva né da mandriano, né dall'airone guardabuoi, ma significa «conserva i tesori nel baule». Un'espressione riferita ai pirati che nascondevano i loro bottini nelle calette protette della costa, le stesse dove il 28 ottobre del 1492 sbarcò Cristoforo Colombo....



questa di Guardalavaca è una chicca che penso nessuno sapeva...
xiao bandolerosssssssssssssssssss
carib.e
00martedì 22 agosto 2006 21:34
Eilàààààààààààààà....!!!!
Bentornato da queste parti carissimo Cocuyo [SM=g27811] [SM=x82306]

Molto, molto, bello il racconto [SM=g27811] non poteva esserci miglior ritorno sul forum [SM=x82297]

Sei tu l'autore?
(Non saprei dirti il perchè ma ho avuto la sensazione che c'è una mano femminile in questo scritto; è solo un'impressione senza alcun fondamento).

Un caro saluto [SM=x82287] [SM=x82306]

mosquito23
00martedì 22 agosto 2006 21:39
Re: Eilàààààààààààààà....!!!!

Scritto da: carib.e 22/08/2006 21.34
Bentornato da queste parti carissimo Cocuyo [SM=g27811] [SM=x82306]

Molto, molto, bello il racconto [SM=g27811] non poteva esserci miglior ritorno sul forum [SM=x82297]

Sei tu l'autore?
(Non saprei dirti il perchè ma ho avuto la sensazione che c'è una mano femminile in questo scritto; è solo un'impressione senza alcun fondamento).

Un caro saluto [SM=x82287] [SM=x82306]






Panorama
Apagones
00martedì 22 agosto 2006 21:40
Re: Eilàààààààààààààà....!!!!

Scritto da: carib.e 22/08/2006 21.34
Bentornato da queste parti carissimo Cocuyo [SM=g27811] [SM=x82306]

Molto, molto, bello il racconto [SM=g27811] non poteva esserci miglior ritorno sul forum [SM=x82297]

Sei tu l'autore?
(Non saprei dirti il perchè ma ho avuto la sensazione che c'è una mano femminile in questo scritto; è solo un'impressione senza alcun fondamento).

Un caro saluto [SM=x82287] [SM=x82306]




Se non ricordo male Cucuyo è una donna... [SM=g27827]:



carib.e
00martedì 22 agosto 2006 21:45
Panorama???
Oibò! Comunque bello [SM=g27811]

Cocuyo una donna? Apagones... me sà proprio de no [SM=x82318] ... almeno credo ... [SM=x82342] [SM=g27828]

Mos, chi è l'autore del servizio su Panorama? [SM=x82303]

[SM=x82287]
_________________________________

il mio blog sui viaggi
http://appuntidiviaggio.clarence.com

[Modificato da carib.e 22/08/2006 21.50]

Apagones
00martedì 22 agosto 2006 21:49
Re: Panorama???

Scritto da: carib.e 22/08/2006 21.45
Oibò! Comunque bello [SM=g27811]

Cocuyo una donna? Apagones... me sà che co' panorama c'avrai azzeccato ma co' Cocuyo...

Apagones, chi l'autore del servizio su Panorama? [SM=x82303]

[SM=x82287]



Non ho postato io il link di panorama.
Su Cucuyo, la mano sul fuoco non la metto,ma ricordo cosi'... [SM=g27833]



mosquito23
00martedì 22 agosto 2006 21:49
Re: Panorama???

Scritto da: carib.e 22/08/2006 21.45
Oibò! Comunque bello [SM=g27811]

Cocuyo una donna? Apagones... me sà che co' panorama c'avrai azzeccato ma co' Cocuyo...

Apagones, chi l'autore del servizio su Panorama? [SM=x82303]

[SM=x82287]



Elisabetta Lampe

maverick.41
00martedì 22 agosto 2006 21:52

... [SM=g27811] bellissimo racconto fatto con stile.

Toh!!!..mi vien voglia di ascoltarla nuovamente Chan Chan.
[SM=x82297]

carib.e
00martedì 22 agosto 2006 21:55
Re: Re: Panorama???

Scritto da: mosquito23 22/08/2006 21.49


Elisabetta Lampe





Una donna si riconosce pure da come scrive. [SM=g27811]

Mos [SM=x82310]

Apagones, è masculin [SM=x82293]


maverick.41
00martedì 22 agosto 2006 22:02
Re: Re: Re: Panorama???

...e da quello che non scrive, ovvero omette di scrivere [SM=g27828]



Scritto da: carib.e 22/08/2006 21.55



Una donna si riconosce pure da come scrive. [SM=g27811]

Mos [SM=x82310]

Apagones, è masculin [SM=x82293]




carib.e
00martedì 22 agosto 2006 22:07
ooooo... a Maverick...!

[SM=g27828] e dai! e sì galante... [SM=g27828]

... non andare troppo per il sottile [SM=g27828]

[SM=g27828] [SM=g27828]
cocoloco
00martedì 22 agosto 2006 23:25
Ehilaaa Cocuyo....ogni tanto ti fai sentire.

Grazie per aver postato questo racconto. Molto carino, come pure le foto che lo accompagnano [SM=g27811]

[SM=x82287]
pedro74
00mercoledì 23 agosto 2006 10:59
BELLISSIMO POST COMPLIMENTI. [SM=x82297] [SM=x82298]

Solo un piccolo appunto,Compay e' nato Siboney.Si e'trasferito all'eta' di 10/12 a Santiago
habanero
00mercoledì 23 agosto 2006 12:08

Cocuyo: mo' ti danno pure della mujer...

[SM=x82287] [SM=x82287]


Cocuyo
00venerdì 25 agosto 2006 23:58

Panorama

....esatto!!

una lettura di questi giorni, mi è piaciuto il racconto e ho pensato di condivere con voi queste belle emozioni...

no no no raga io sono un maskietto a cui piacciono taaaaaaanto le femminuccie, ekke oooohhhh....hehe ho ripreso il forum xkè tra poco ritorno alla grande all Isla Bonita...
bhe dai mi fa piacere ke qlkuno si ricorda ankora di me...
xiao Haba,tienimi informato via mail se c'è qlke concerto ke mi "scappa" nelle nostre zone...
xiao bandolerosssssssss bum bummmmmmmmmmmmmm
Salserissima
00sabato 26 agosto 2006 00:14
[SM=g27820]: Anch'io mi ricordo di te bestia... anche se non ti sei mai presentato...


Bacione
Cocuyo
00sabato 26 agosto 2006 00:39
siiiiiiiiiiii
salserissimissimaaaaa quella bella biondona ricciolona ke ballava scatenata su una sedia della Rumbaaaaa ad un concerto di ...mmmm...az..non mi ricordo? Charanga forse ..Manolito? la prox vez ke c incontriamo ti coccolo tutta sera sisisisi...
tanti bacetti soavesiti salserissimissima tutti attorno a
tè.....mmmmmmmuaaaaaaaa
xiaooooooo.............


Salserissima
00sabato 26 agosto 2006 00:47
Ehm.... Sulla sedia noooooooo, mentiraaaaaaaaa... [SM=x82323]

Jajajajajja, bacionissimissimi e cerca di essere più presente, e poi qualche mail non guasta mai... [SM=g27838]
xiao
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