Cuba ha le stesse priorità della gente comune
Vinciane Convens & Katrien Demuynck 11/10/2004
URL :
www.anti-imperialism.net/lai/texte.phtml?section=BF&object_...
Cuba
--------------------------------------------------------------------------------
Cuba ha le stesse priorità della gente comune
Intervista di Vinciane Convens a Katrien Demuynck, responsabile di “Initiativa Cuba Socialista”, associazione belga di solidarietà internazionale che organizza ogni anno la giornata “Che Présente” dedicata alla figura del rivoluzionario Ernesto Che Guevara e a Cuba Socialista.
Vinciane Convens & Katrien Demuynck
Oggi, in particolare col film “I diari della Motocicletta”, la figura di Che Guevara suscita una nuova infatuazione senza precedenti. Un incoraggiamento per la giornata “Che Présente”?
Katrien Demuynck. Partecipiamo da anni al dibattito sul Che. Sui caschi degli operai di alcune fabbriche, sui manifesti o sulle t-shirt nelle scuole e nelle università... la figura del Che è ovunque. Le persone conoscono tuttavia molto poco Che Guevara. E questo è normale. Innanzitutto, perché viene tradotto abbastanza poco nelle nostre lingue (francese e fiammingo, ndt) e poi perché i suoi scritti non sono sempre facili da abbordare.
La figura del Che riscuote unanimità?
Katrien Demuynck. Niente affatto. Si tenta spesso di diluire il suo pensiero e di renderlo innocuo, presentandolo come un sognatore che è fallito, ad esempio. In realtà il Che sapeva molto bene quello che faceva. Aveva studiato tutti i grandi rivoluzionari: Marx, Engels, Lenin, Mao, Ho Chi Minh... Non ne era più alla ricerca di come cambiare il mondo. Sapeva molto bene verso quale società andare: il socialismo. Era molto di più di un ribelle sognatore.
Poi, ci sono i fascisti. I giovani del Vlaams Blok hanno appena fatto un sito con l’unico scopo di distruggere l’immagine di Che Guevara. Spendono, quindi, una quantità denaro e di energia al solo scopo di cercare di dimostrare che il Che era un “pericoloso estremista ed un terrorista”. Vorrebbero farci credere, tra l’altro, che dopo essere stato presidente della banca nazionale ed essersi riempito “le tasche, è partito per l’Africa e poi in Bolivia”. Strana affermazione quando si sa benissimo che, proprio quando Che Guevara era il presidente, all’inizio della rivoluzione, le casse della Banca Nazionale erano completamente vuote: i borghesi e la classe dominante del paese erano fuggite con tutto il denaro.
Perché si vuole distruggere la figura del Che?
Katrien Demuynck. Perché è un esempio che fa paura alla classe dominante. Appena le persone si ribellano per le proprie condizioni di vita in America Latina, per lottare per l’insegnamento pubblico in qualsiasi paese d’Europa, o contro le condizioni di lavoro in Belgio, ecco che appare l’immagine del Che. Per questo qualcuno cerca di distorcerla. Ma i giovani del Vlaams Blok dovrebbero fare attenzione: Reporter Senza Frontiere aveva già utilizzato la celebre foto di Korda di Che Guevara per fare un discorso simile. La figlia del fotografo li ha perseguiti penalmente. Hanno ricevuto l’ingiunzione di arrestare la diffusione del loro materiale menzognero con la foto di Korda e hanno dovuto pagare una somma di risarcimento molto elevata.
Per voi, cosa significa “essere come il Che”?
Katrien Demuynck. I ho potuto incontrare un uomo come il Che. E’ stato questa estate, in un supercarcere degli Stati Uniti. Si tratta di Gerardo Hernandez, uno dei cinque prigionieri cubani negli USA. Gerardo ha messo da parte la sua carriera (voleva essere un diplomatico) e sua moglie per andare a compiere il dovere che si gli era stato proposto: infiltrarsi negli ambienti dell’estrema destra a Miami per impedire nuovi attentati contro Cuba. Con i suoi quattro compagni, ha lasciato la sua isola, la sua donna e la sua famiglia senza potere spiegare niente. Non ha avuto esitazioni. È restato per anni a Miami prima di essere arrestato dalle autorità degli USA. Ha trascorso 17 mesi in completo isolamento, ha subito un processo terribilmente ingiusto a Miami, ha ricevuto una pena assurda, non sempre ha potuto vedere sua moglie a cui gli USA rifiutano il visto, deve vivere tra i criminali... Quando gli ho chiesto come sopportava tutto questo, mi ha risposto: “In ogni momento difficile, ho pensato al Che e a quello avrebbe fatto lui. Il Che insisteva molto sulla nozione di uomo nuovo. Per costruire una società nuova, c’era bisogno di un uomo nuovo. Io non sono eccezionale. Sono convinto che se chiedi di fare la stessa cosa a 10 cubani per strada, almeno 7 accetterebbero”. E’ questo l’uomo nuovo del Che: la prima preoccupazione di un cubano, è il benessere della società, molto prima del suo benessere individuale.
“Initiativa Cuba Socialista” ha fondato il comitato “Free The Five” in Belgio. Diffonderemo delle petizioni per la liberazione dei cinque cubani durante la giornata “Che Présente”. Con “Initiativa Cuba Socialista”, abbiamo deciso anche di pubblicare un piccolo libro che riprenda alcuni punti essenziali del pensiero del Che citandolo direttamente. Si chiama “Sulle tracce del Che”. È uno strumento per questo dibattito e ci permette di capire meglio ciò di cui si parla.
Gerardo Hernandez parla di “benessere della società”... cubana?
Katrien Demuynck. Non solo. Quando, il mese scorso, diversi cicloni si sono abbattuti sui Caraibi, Cuba ha fatto un lavoro di prevenzione straordinario. L’ONU, del resto, ha citato l’isola come un esempio dichiarando che il suo modello poteva essere applicato ad altri paesi che hanno delle condizioni economiche simili o addirittura migliori. Ma le autorità cubane non si sono accontentate di proteggere la propria isola. Hanno mandato, da anni, circa 500 medici cubani ad Haiti, così come dei medicinali. I cubani non hanno niente da guadagnare aiutandoli. Per l’iniziativa “Che Présente”, abbiamo invitato il dottore cubano Sergio Antonio Rabell Piera, responsabile del programma medico di solidarietà internazionale, per una conferenza su questa solidarietà pratica Sud-Sud.
I medici cubani vanno anche a Venezuela?
Katrien Demuynck. Certo. Il presidente progressista del paese, Chavez, non ha i medici e gli insegnanti di cui ha bisogno per intraprendere una grande campagna di alfabetizzazione e di cure nei quartieri poveri. Cuba glieli offre. Questa alleanza rappresenta un grande pericolo per gli USA. Il punto comune di questi due paesi e dei loro dirigenti attuali è, infatti, innanzitutto la sovranità nazionale così come la volontà di costruire una società più giusta. Ciascuno lo fa al suo modo, ma la cosa più importante è che si rinforzano tra loro. Il Venezuela rompe il blocco imposto dagli USA vendendo il suo petrolio a Cuba. L’alleanza contro gli USA si fa sempre più forte in America Latina. Cuba guadagna ogni volta di più in prestigio tra i governi della regione. In questo quadro, anche l’alleanza col Venezuela è molto importante.
Tutta questa generosità cubana non è solo un mezzo per farsi propaganda su vasta scala?
Katrien Demuynck. È vero. Ma in questo caso, il termine “propaganda” non mi sembra affatto negativo. La “propaganda” cubana ad Haiti, in Venezuela o in Africa, è di andare a portare la speranza di una società dove le persone vengono prima del profitto, dove l’educazione e la salute di tutta una popolazione contano molto di più dei benefici di un pugno di multinazionali. Occorrerebbe più “propaganda” di questo tipo nel mondo. Cuba è un paese molto povero che subisce un blocco quasi totale. Tuttavia, il suo tasso di mortalità infantile è equivalente a quello del Belgio. Le priorità di Cuba sono quelle della gente comune: che cosa c’è di più prezioso per un uomo o una donna della vita del suo bambino?
Come ti sei trovata a Cuba, la prima volta?
Katrien Demuynck. Avevo sempre avuto voglia di conoscere Cuba, soprattutto quando ero in Nicaragua negli anni ‘80: avevo incontrato dei medici cubani e dei progressisti che me ne parlavano molto. Alla fine ci sono andata nel 1994, come responsabile di un viaggio. Era il peggiore momento del periodo speciale (in seguito alla caduta dell’Unione Sovietica e al rafforzamento del blocco imposto dagli USA, i cubani si sono ritrovati quasi senza risorse), ma malgrado tutto io rimasi stupita: non c’era malnutrizione, non c’erano bambini che morivano di fame nelle strade... I cubani erano, in effetti, un po’ arrabbiati con me, perché io ero molto entusiasta mentre loro vivevano il peggior periodo della loro storia. Ma gli rispondevo che avrebbero dovuto visitare il Nicaragua, tornato sotto il dominio degli USA, per comprendere il mio entusiasmo. Scoprivo un altro mondo, un mondo migliore.
Un mondo che volete fare scoprire?
Katrien Demuynck. Assolutamente. Cuba, anche in quanto paese povero, è una sfida per un paese come il Belgio. Le condizioni di lavoro e la pressione sui lavoratori non hanno niente a che vedere con ciò che viviamo qui. Non c’è quasi disoccupazione (il 3%) e tutti i disoccupati ricevono il loro sussidio e quando qualcuno non ha lavoro, è responsabilità dello stato di trovargliene uno. La sanità è totalmente gratuita, mentre qui, per esempio negli ospedali di Bruxelles, un terzo dei pazienti non può pagarsi il suo ricovero. Anche gli studi sono totalmente gratuiti, il materiale scolastico, libri e grembiuli compresi. Ho avuto l’opportunità di incontrare in due riprese una delegazione di 19 sindacalisti metalmeccanici della FGTB (la CGIL belga, ndt) di Bruxelles che sono andati in visita a Cuba questa estate. Prima di partire dicevano “staremo a vedere”. Sono ritornati meravigliati. Saranno presenti al “Che Présente” per raccontarvi la loro esperienza sul posto.
La solidarità con Cuba, si limita ad una festa all’anno?
Katrien Demuynck. Niente affatto! Organizziamo formazione su Cuba e sul Che negli ambienti dell’associazionismo e in quello della cultura. Organizziamo anche dei viaggi sul posto e delle brigate di giovani a Cuba. Abbiamo alcuni comitati di base in differenti città del Belgio. È un buon modo per esprimere la nostra solidarietà. In più, organizziamo almeno due volte all’anno una manifestazione davanti all’ambasciata degli USA. “Initiativa Cuba Socialista” è anche la fondatrice del comitato “Free The Five” in Belgio e coordina la campagna europea per la liberazione dei cinque cubani. Abbiamo appena fatto una nuova petizione per la Commissione dei Diritti umani del Parlamento europeo, per la liberazione dei Cinque, per l’arresto totale del blocco contro Cuba, e per la ripresa di relazioni rispettose tra Unione Europea e Cuba. A partire dal 30 ottobre, proporremo a nuove persone di diventare membri di “Initiativa Cuba Socialista”.
www.anti-imperialism.net/lai/texte.php?langue=5§ion=BF&...