Il Vernacoliere: 25 anni di satira

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vanni-merlin
00sabato 1 dicembre 2007 11:41
Il Vernacoliere: 25 anni di satira


Il Tirreno ne racconta la storia con una lunga intervista a Mario Cardinali e con le migliori locandine e prime pagine della rivista. Da sfogliare in una grande fotogalleria
Sarà il libeccio che agita le idee o il salmastro di un mare capace di gonfiarsi, brontolare, ribellarsi e poi, subito dopo calmarsi, pronto però, come un guerriero, a tornare all'attacco, a far dei livornesi un popolo unico. Ma un fatto è certo: se è vero che ci sono tanti modi di essere toscani è anche vero che ce n'è soltanto uno di essere livornese.

Perché la livornesità è imprevedibile, irriverente, indomabile. Proprio come il Vernacoliere, giornale satirico fondato da Mario Cardinali, grande cultura e stoffa da imprenditore, che traccia a colpi di sberleffi la storia locale, come quella nazionale e mondiale, infiammando con il suo linguaggio al peperoncino, sia il toscano più sboccato che il brianzolo più compito, sia il milanese bauscia, che lo svizzero tutto d'un pezzo, sia il lettore con lo spiccato senso dell'umorismo che quello a cui, se gli racconti una barzelletta il venerdì, riesce a ridere solo la domenica, quando finalmente, dopo un lungo sforzo mentale l'ha capita.

Qualcuno ha detto che Il Vernacoliere è un po' come il Festival di Sanremo: nessuno confessa di amarlo ma tutti lo guardano. E forse l'affermazione corrisponde a verità, ma se invitassimo ad alzare la mano chi non ha gettato almeno una volta lo sguardo fra pagine di questo giornale sboccato- o ancora chi non lo ha fatto senza divertirsi alle surreali, scurrili, spiazzanti locandine-, di mani abbassate ne rimarrebbero davvero poche... Nato dalla fertile fantasia livornese, capace di cogliere e mettere in piazza le verità più scomode, Il Vernacoliere, dopo aver incominciato il suo cammino in punta di piedi, si è inoltrato su quella che poi doveva essere una lunga strada di successi come mensile di satira, umorismo e mancanza di rispetto, trovando nella svolta satirico-linguistica del 1982 la formula vincente che oggi lo classifica come il più importante fra i promotori della satira italiana, anche grazie all'apporto di validissimi collaboratori, firme prestigiose che lo hanno aiutato a crescere nel modo migliore.



Di questo Gianburrasca livornese senza peli sulla lingua che, una ne pensa e cento ne scrive, si discute nei circoli culturali, nelle università, nei salotti intellettuali, tanto che il suo stile é oggetto addirittura di tesi laurea. Sì perché, Il Vernacoliere, con buona pace di coloro a cui una parolaccia fa venire l'orticaria, è un veicolo d'informazione che gode di molti fan anche fra gli intellettuali più critici e perfino nella vituperata classe politica, a cui il patron Cardinali non fa mai sconti. Un modo di fare satira, quello labronico- vernacolare che divide le opinioni dei lettori fra estasiate e scandalizzate. Impossibile restare indifferenti. Una formula vincente che ha fatto restare a galla il mensile anche in momenti in cui altri giornali satirici ben più raffinati andavano a fondo. Che fa parlare filosofi e filologi, dando il via a discussioni approfondite sulla livornesità, al punto che il babbo del bambino di carta, Cardinali, viene ripetutamente invitato da eminenti rettori a tenere conferenze negli atenei.

Il Vernacoliere, piaccia o non piaccia, è un caso unico e irripetibile. Per questo il Tirreno ha dedicato al suo ideatore - un profeta spudorato che a settant'anni ha ancora voglia di osare -, in occasione del venticinquesimo compleanno della sua creatura, una lunga intervista (ecco qui la prima parte) e ha pubblicato degli inserti di 4 pagine con le riproduzioni, tutte a colori, delle più famose, irriverenti e divertenti locandine e copertine.

Non mancano poi i profili dei collaboratori più fedeli e una striscia di uno dei più famosi di loro, Max Greggio, uno dei disegnatori-fondatori del mensile, oggi firma illustre della satira televisiva (Striscia la notizia): si chiamerà Amarcordo perché ripercorrerà a fumetti i momenti salienti della storia del più longevo giornale satirico italiano. Pelo e contropelo, ripercorreremo insieme a voi le vicende del Vernacoliere attraverso aneddoti, racconti, ricordi, in una lunga chiacchierata con lo storico animatore della rivista, che riesce a bombardare ogni mese i potenti, convinto che la livornesità sia un gioco, un abito mentale. Sarà anche un modo per rivivere una parte della nostra storia, rispolverando fatti, che sono accaduti ieri, ma che noi abbiamo ormai cancellato, travolti dalla frenesia quotidiana.
Maria Antonietta Schiavina

(15 novembre 2007)


da: iltirreno.repubblica.it/dettaglio/Il-Vernacoliere:-25-anni-di-satira/1388372?edizione=EdR...

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