In Svizzera non c'è più religione: perché?

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Amalia 52
00venerdì 26 gennaio 2024 20:51

Nel 2022, secondo l'Ufficio federale di statistica, i cittadini non credenti erano il 34% contro il 32% dei cattolici.Ne parliamo con Markus Krienke

In Svizzera «non c'è più religione». O, per meglio dire, ce n'è sempre di meno. Lo dimostrano i dati divulgati oggi dall'Ufficio federale di statistica, secondo i quali nel 2022 la popolazione senza appartenenza religiosa è diventata il gruppo più numeroso della Svizzera. Con una percentuale del 34%, il numero di areligiosi ha superato, per la prima volta, anche quello dei cattolici (32%). In diminuzione costante sono anche le persone evangelico-riformate: da una percentuale vicina al 50% in passato, dai dati raccolti oggi risultano essere solo il 20,5% della popolazione.

Si tratta di dati che fanno riflettere. Soprattutto perché nel 1970 solo l'1% della popolazione svizzera si dichiarava non appartenente ad alcuna comunità religiosa. Ma da quella percentuale così bassa, al 34% che si registra oggi, sono passati poco più di cinquant'anni. «Quello che sorprende non è il dato in sé, ma la velocità di questo sviluppo», spiega il teologo Markus Krienke, professore ordinario di Filosofia moderna ed Etica sociale presso la Facoltà di Teologia di Lugano e direttore della Cattedra Rosmini. «Si tratta di una tendenza in atto ormai da un secolo, che in altri Paesi europei come Germania e Paesi Bassi è già diventata realtà. Ciò che stupisce, però, è la rapida accelerazione con cui sta avvenendo questo cambiamento». Ma le motivazioni sono presto spiegate. «Oggi, la Chiesa cattolica e quella evangelico-riformata, insieme, rappresentano ancora il 50% della popolazione religiosa svizzera, ma arriverà il momento in cui anche questo dato si modificherà, perché sono in corso delle dinamiche difficili da fermare. Pensiamo agli ultimi due papi, Benedetto XVI e Francesco, che pur avendo espresso strategie differenti per rispondere alle esigenze della società odierna non sono riusciti a invertire questa dinamica di desacralizzazione della realtà». Un risultato che si osserva soprattutto nelle grandi città, dove la modernizzazione e l'individualizzazione si sviluppano più velocemente. «In questi luoghi la religione non è più una realtà della vita quotidiana, e dunque non costituisce più una risposta alle esigenze spirituali ed esistenziali che le persone hanno ancora oggi».

Quello che sorprende non è il dato in sé, ma la velocità di questo sviluppo


Si tratta di una tendenza confermata dagli stessi dati dell'UST. Il numero di persone senza appartenenza religiosa, infatti, cambia da Cantone a Cantone, confermandosi più elevato nelle aree urbane (36%) rispetto a quelle rurali (28%). La percentuale più alta si registra a Basilea Città (56%) e a Neuchâtel (53%), mentre quella più bassa si incontra nel cantone di Appenzello Interno (15%), a cui seguono Uri (19%), Obvaldo (22%) e Nidvaldo (24%). «Nelle aree rurali – ci spiega il teologo – la religione continua a essere un fattore che scandisce la quotidianità, ma anche i passaggi centrali della vita, dal battesimo al funerale. È più ancorata alla vita delle persone, ed è prevalentemente un fatto culturale, pur traducendosi in una prassi spirituale individuale». Tuttavia, a detta dell'esperto, questo dato dimostra anche che la tendenza del cristianesimo in Europa è in ritirata proprio dalle zone in cui, ancora oggi, è molto radicata.

«Pensiamo all'America, dove c'è una cultura occidentale paragonabile a quella europea, o addirittura più sviluppata. Ciononostante, il fattore religioso, anche se in forme diverse, è ancora ampiamente presente». Nel Vecchio Continente, invece, la situazione è diversa. «In Europea il problema ha molto a che fare con il modo in cui il cristianesimo è istituzionalizzato. In altre parole, questa istituzionalizzazione non costituisce più una risposta alle esigenze spirituali delle persone di oggi».

Avvicinarsi ai più giovani

C'è poi un altro dato importante su cui fa leva l'UST: l'età di chi si dichiara areligioso. Secondo i risultati dell'indagine, si tratta soprattutto di giovani. La quota più elevata di persone senza appartenenza religiosa è infatti quella della fascia di età dai 25 ai 34 anni (42%). Tra i più anziani, dai 75 anni in su, la percentuale è decisamente inferiore, pari solo al 16%. «Da un lato questo dato ci dimostra che il fattore generazionale è determinante. Anche per questo, la tendenza non si fermerà in futuro, perché le generazioni più anziane moriranno e i giovani, già oggi, non trovano più una risposta nel modo in cui la religione è istituzionalizzata». Ma come spiega Markus Krienke, ciò non significa che per queste persone non ci sia una ricerca spirituale. «La spiritualità viene vissuta in un modo più individualizzato e incentrato sul soggetto. Di conseguenza, è semplicemente meno probabile che un individuo segua un'istituzione con una risposta prefabbricata e articolata attraverso dogmi, strutture gerarchiche e rituali che, al contrario, vengono percepiti come sempre più lontani dal modo in cui avviene oggi la ricerca spirituale».

Le chiese cristiane dovrebbero uscire dall'ottica auto referenziale che hanno oggigiorno, dettata purtroppo anche dai recenti scandali
Markus Krienke, teologo


In altre parole, i giovani di oggi non sentono come parte della loro vita le forme in cui la Chiesa offre ritualità e spiritualità. «Il cristianesimo stesso viene percepito come qualcosa che appartiene a un mondo vecchio, ormai superato», osserva il teologo. Ma come si può invertire questa tendenza? «Da un lato, le chiese cristiane dovrebbero uscire dall'ottica auto referenziale che hanno oggigiorno, dettata purtroppo anche dai recenti scandali. La Chiesa, infatti, continua a interrogarsi su cosa non va bene "con se stessa", incappando in un cortocircuito di processi della modernizzazione. Ha lo sguardo impuntato su di sé, e non indica prospettive che c'entrano realmente con la vita delle persone». Uscendo da quest'ottica, secondo l'esperto, un'ulteriore alternativa per avvicinarsi ai più giovani potrebbe essere quella di rafforzare la presenza di luoghi in cui si possono vivere «esperienze più originali di spiritualità e cristianità». Vale a dire, «punti di ascolto e accoglienza dove si possa creare una comunità e una vivace e meno preimpostata».

Se spiritualità e religiosità non vanno sempre a braccetto

Eppure, nonostante i dati sembrino suggerire il contrario, religione e spiritualità hanno ancora un'importanza non indifferente nella vita quotidiana. Questo accade perché, seppur il 34% dei partecipanti si sia definito areligioso, buona parte di questa fetta di popolazione reputa importante il ruolo di religione e spiritualità nei momenti difficili della vita (28%) o in caso di malattia (22%). «Questo succede perché la ricerca spirituale fa parte dell'essere umano. Inoltre, la rilevanza della stessa fede cristiana per la nostra cultura, per la comprensione di noi stessi, delle nostre attività, del nostro tempo è un fattore in fin dei conti rilevante. Bisognerebbe in qualche modo recuperare la ricerca di una identità cristiana che sia però ancorata a una forma di esistenza e di spiritualità veramente vissuta». Non solo. La perdita di fiducia nella Chiesa può a sua volta avere a che fare con l'esigenza spirituale che, per contro, non viene più percepita come una questione religiosa. «Si fluidifica, diventando un fattore del soggetto stesso. Succede che la spiritualità non si traduce più in religiosità, e porta a un ulteriore allontanamento dalla Chiesa come istituzione».
Succede che la spiritualità non si traduce più in religiosità, e porta a un ulteriore allontanamento dalla Chiesa come istituzione
Markus Krienke, teologo

L'importanza di essere coerenti

Alla luce dei recenti scandali che hanno interessato la Chiesa cattolica, una domanda, però, sorge spontanea. Di fronte a una tendenza già in forte sviluppo, ciò che è emerso negli scorsi mesi potrà avere un ruolo decisivo nell'accelerare questo cambiamento, portando più persone a considerarsi non appartenenti ad alcun gruppo religioso? «Una volta che c'è una frattura, l'individuo fatica a vedere il bene nell'istituzione. Gli scandali diventano un pretesto per lasciare la Chiesa, una sorta di pietra tombale sulla sua credibilità. Il punto è che, al giorno d'oggi, penso che le persone abbiano bisogno di coerenza. Si può accettare una posizione diversa dalla propria, ma se c'è incoerenza, la proposta morale non è più credibile, e pertanto, la si rifiuta. Ecco: gli scandali, per la Chiesa, rappresentano proprio questa incoerenza. Sono il momento in cui l'istituzione inciampa, il momento di massima incoerenza. E questo, per gli individui di oggi, che secondo il mio punto di vista hanno un'ideale di vita coerente, può far sì che la Chiesa non venga più vista come un'istituzione che può socialmente valere come esempio».

Fonte
Amalia 52
00venerdì 26 gennaio 2024 21:09

Rivelazione 16:12

Il sesto versò la sua coppa sul grande fiume Eufrate,a e le sue acque furono prosciugate per preparare la via ai re che venivano dall’oriente.

Proprio come l’antica Babilonia faceva affidamento sulle sue difese fluviali, così Babilonia la Grande fa oggi affidamento sull’enorme numero dei suoi membri, “popoli e folle e nazioni e lingue”. Appropriatamente l’angelo richiama la nostra attenzione su costoro prima di menzionare un eccezionale sviluppo: i governi politici della terra si rivolteranno violentemente contro Babilonia la Grande. Cosa faranno allora tutti questi “popoli e folle e nazioni e lingue”? I servitori di Dio stanno già avvertendo Babilonia la Grande che le acque dell’Eufrate si prosciugheranno. (Rivelazione 16:12) Queste acque infine si esauriranno completamente. Non saranno in grado di dare alla disgustante vecchia meretrice nessun effettivo sostegno nel momento in cui ne avrà più bisogno. — Isaia 44:27; Geremia 50:38; 51:36, 37.
Saroj
00sabato 27 gennaio 2024 14:49
L’articolo dice “ La quota più elevata di persone senza appartenenza religiosa è quella della fascia di età dai 25 ai 34 anni (42%). Tra i più anziani, dai 75 anni in su, la percentuale è decisamente inferiore, pari solo al 16%. questo dato ci dimostra che il fattore generazionale è determinante. Anche per questo, la tendenza non si fermerà in futuro, perché le generazioni più anziane moriranno e i giovani, già oggi, non trovano più una risposta nel modo in cui la religione è istituzionalizzata”

Pensate che questo valga anche nella congregazione cristiana? Pensate che ci siano meno probabilità per la generazione attuale rispetto a quella passata che i figli seguono i propri genitori?
(SimonLeBon)
00sabato 27 gennaio 2024 15:04
Re:
In realtà penso che questa tendenza sia in atto in tutti i paesi dell'Occidente, già da molti anni.
La delusione per l'operato delle organizzazioni religiose, praticamente tutte, è palpabile e viene rispecchiata anche dalle statistiche.

Simon
Giandujotta.50
00sabato 27 gennaio 2024 16:21
... e poi ci sarebbe da capire quanti di quelli che frequentano una chiesa lo fanno per convinzione o abitudini di rito...
In questi tempi difficili le solite cerimonie non aiutano molto..
quello che manca è l'istruzione, il catechismo...
(garoma)
00domenica 28 gennaio 2024 06:57
Ma la Svizzera non è stata sempre neutrale?

[SM=g7405] [SM=g7405] [SM=g7405]
(SimonLeBon)
00domenica 28 gennaio 2024 08:16
Re:
Giandujotta.50, 27.01.2024 16:21:

... e poi ci sarebbe da capire quanti di quelli che frequentano una chiesa lo fanno per convinzione o abitudini di rito...
In questi tempi difficili le solite cerimonie non aiutano molto..
quello che manca è l'istruzione, il catechismo...



Cara Gianduja,
a meno di non essere una chiesa di formazione recentissima, solo qualche anno, sovrapponendo anche solo due generazioni e crescendo di numero, ogni religione avrà entrambe le cose: entusiasti, osservanti, zelanti e non praticanti o, comunque, meno-praticanti.

Qualcuno che viene solo perché lo portano i genitori o i nonni c'è sempre.
Qualcuno che viene solo per stare in compagnia c'è sempre.
Qualcuno che viene perché l'abbiamo invitato noi c'è sempre.

Ed è bene così.

Buona domenica.

Simon
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