L'Hermitage scopre Stabia

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vanni-merlin
00martedì 18 dicembre 2007 18:31
L'Hermitage scopre Stabia

All'Hermitage di San Pietroburgo, una grande mostra racconta i fasti delle famose "ville d'ozio" dell'antica Stabia, distrutta dall'eruzione del Vesuvio del 79. Quasi 200 reperti, soprattutto spettacolari affreschi, vengono mostrati per la prima volta dopo un complesso restauro


di LAURA LARCAN

DALLA baia di Napoli alle sponde della Neva. Dalla brezza mite che accarezza le sue vestigia arroccate sulla collina di Varano di fronte al mare, al freddo tagliente che ghiaccia l'immensa distesa del fiume di San Pietroburgo. Cambia lo scenario, cambiano le temperature, ma lo spettacolo è lo stesso. L'antica città di Stabia, a cinquanta chilometri a sud di Pompei, oggi in stretta convivenza con la moderna Castellammare di Stabia, sbarca all'Hermitage, con un repertorio mozzafiato di circa duecento reperti tra affreschi, stucchi, bronzi e oggetti di marmo, terracotta, ferro, vetro e osso, che rievocano i fasti delle sue ville marittime del I sec. d. C., le famose "ville d'ozio", raffinate e lussuose dimore, tra buen retiro e resort, dove i proprietari facoltosi amavano abbandonarsi ai propri diletti e agli interessi culturali, lontani dagli impegni politici lasciati a Roma insieme agli intrighi di corte. Un complesso residenziale dove per più di cento anni, tra la fine della repubblica e l'inizio dell'impero, il governo romano vantava la sua residenza estiva, impreziosita non solo dalle bellezze naturali, ma anche dall'aria salubre, tanto decantata da Plinio Il Vecchio. Fino a quando, nel 79, l'eruzione del Vesuvio non seppellì tutto sotto cenere e lapilli, creando "spontaneamente" nella rovina una condizione di conservazione.

Un passato glorioso, ma forse poco conosciuto, che viene raccontato per la prima volta oltrecortina dalla mostra "Otium Ludens" ospitata dal 7 dicembre al 30 marzo, inauguratasi proprio durante le celebrazioni degli Hermitage Days alla presenza del direttore dell'istituzione museale Mikhail Borisovich Piotrovskij, un'operazione espositiva ambiziosa e audace frutto della stretta collaborazione tra la Regione Campania, la soprintendenza archeologica di Pompei e la Fondazione Ras, che sta per Restoring Ancient Stabiae guidata con entusiasmo da Ferdinando Spagnuolo, una onlus italo-americana costituita nel 2002 su iniziativa dell'Università del Maryland - americani! - per favorire la creazione del grande parco archeologico di Stabiae Antica.

La mostra è allestita nella cosiddetta Bosphore Room dell'Hermitage, complesso di sale firmate dall'architetto Leo von Klenze e riportate al loro originario splendore con i colori tenui sulle pareti e gli affreschi d'ispirazione pompeiana sulle volte da un intervento di restauro finanziato dalla stessa Fondazione Ras. Fondazione che con l'Hermitage ha stretto una inedita sinergia a base di iniziative culturali promozionali dell'archeologia partenopea, che Spagnolo ama definire "archeo-eventi". Il percorso espositivo è dominato prepotentemente dai circa cento suggestivi affreschi che documentano gli apparati decorativi di sette ville dell'antica Stabia, tra le cosiddette "marittime" e quelle "rustiche".

Opere spettacolari nei colori, nelle fattezze tecniche, nella cura dei dettagli, nel gioco raffinato della composizione, che diventano un campionario mirabile dello sviluppo della pittura romana, attraverso i suoi quattro stili "pompeiani", che passano in rassegna mirabili giochi di prospettive, dove le composizioni architettoniche diventano un sistema di ornamentazione policroma per paesaggi, vedute, statue, oggetti, figure umane e animali, eseguite con estrema cura e finezza dei particolari, resi con gusto miniaturistico, fino a sconfinare nella ricercatezza degli effetti atmosferici, pur esaltando scene fantastiche o mitologiche. Reperti che solo ora possono essere ammirati in tutta la loro delicata bellezza, dopo un complesso intervento di restauro durato quasi otto mesi, sostenuto dalla Fondazione Ras, che li ha risollevati da un pessimo "stato di salute", che li vedeva chiusi da decenni nei depositi della soprintendenza.

Un trasporto diplomatico in Russia via aereo non è stato possibile. Troppo grandi per poter essere imbarcati. Gli spettacolari affreschi, riconvertiti dopo il restauro su pannelli stabilizzati di alluminio "alveolare", potevano raggiungere anche le dimensioni di oltre tre metri per tre. Pertanto si è deciso di far arrivare un patrimonio archeologico di circa 200 reperti da Castellammare di Stabia a San Pietroburgo attraverso una carovana di tir messi a disposizione da una ditta specializzata in trasporto di opere d'arte, con tanto di scorta armata. Trentaquattro casse per 170 pezzi, dove i preziosi affreschi sono stati chiusi in un sistema di imballaggio a sarcofago. Una spedizione partita il 14 di novembre e arrivata sulle sponde della Neva una settimana dopo. E Angela Vinci, coordinatrice della mostra "Otium Ludens" ha potuto tirare un sospiro di sollievo, perché quei capolavori di colori, stile, esecuzione e composizione figurativa, finalmente potevano entrare nelle sale del Bosforo dell'Hermitage e dare vita alla rievocazione di un grande patrimonio archeologico riaffiorato dai depositi della soprintendenza e troppo a lungo snobbato rispetto alla fama consacrata di Pompei o Ercolano.

L'antica città di Stabia costituisce il più ricco complesso di ville marine meglio conservate dell'intero mondo romano - costruite tra l'89 a. C. quando la piccola città di Stabia fu distrutta da Lucio Cornelio Silla durante la guerra sociale, e l'eruzione del 79 - ma la sua storia archeologica spicca per alcuni aspetti singolari. Il suo grande cantiere fu aperto dal re di Napoli, Carlo di Borbone, il 7 giugno del 1749, quando si cominciò a scavare nella cenere pietrificata lasciata dall'eruzione vesuviana, la stessa che aveva sepolto e distrutto Pompei. "I Borboni furono i primi a scavare racconta Antonino Fattorusso, coordinatore dei restauri - con un sistema di cunicoli a mo' di talpa non molto accurati con cui passavano da un ambiente all'altro. Ma vere e proprie ricerche programmate sono iniziate nel '900. Un primo intervento lo si deve al professor Libero D'Orsi negli anni Cinquanta, era il preside di una scuola superiore della zona, appassionato di archeologia, che seguì con tenacia le indicazioni delle mappe borboniche e si fece aiutare nell'impresa di riaprire il cantiere di scavo da alcuni volontari". Si deve a lui l'imponente lavoro di "riesumazione" sistematica e catalogazione delle ville con i loro tesori, per poi lasciare il testimone alla soprintendenza di Pompei creata solo nel 1982.

Cui si è affiancata ora, come angelo custode, la Fondazione Ras con l'obiettivo concreto di realizzare il vero parco archeologico dell'antica Stabia: "Si tratta di un patrimonio archeologico che si sviluppa su sessanta ettari - racconta l'architetto Angela Vinci - dove si possono stimare sei ville marittime e una cinquantina di ville rustiche, ma dove solo una piccola parte è stata scavata e aperta a una fruizione in sicurezza da parte del pubblico. Una realtà non tanto diversa da Pompei dove di 33 ettari se ne è scavato solo un terzo. Per questo stiamo studiando tutte le formule possibili per promuovere attenzione sul progetto di Stabia, per esempio, sono quattro anni che portiamo in giro per gli Stati Uniti la mostra In-Stabiano per entrare in contatto con istituzioni e università al fine di trovare partner ideali per il nostro gioiello. Non a caso, il Mit ha realizzato per noi l'indagine geologica dell'area. Diciamo, quindi, che stiamo cercando un Bill Gates per Stabia. E ce n'è davvero bisogno. Perché quando gli affreschi della mostra Otium Ludens torneranno in Italia, rischiano di essere richiusi nei depositi della soprintendenza".


Notizie utili - "Otium Ludens. Antichi affreschi di Stabia", dal 7 dicembre al 30 marzo, Museo statale dell'Hermitage - Sale del Bosforo. Dvortsovaya Naberezhnaya, 34, San Pietroburgo. La mostra è curata dal soprintendente archeologico di Pompei Pietro Giovanni Guzzo.
Orari: martedì-sabato, 10:30-18, domenica 10:30-17, chiuso lunedì (le mostre temporanee chiudono mezz'ora prima delle collezioni permanenti).
Informazioni: www.hermitagemuseum.org.
Catalogo: Nicola Longobardi Editore.


(17 dicembre 2007)


da: www.repubblica.it/2007/12/sezioni/arte/recensioni/ville-ozio/ville-ozio/ville-o...
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