Omero così ci descrive i gesti del pastore Polifemo:
“nell’ampia spelonca egli sospinse le floride bestie che doveva mungere, i maschi li lasciò fuori, capri e montoni, all’interno del vasto recinto… seduto, mungeva le pecore e le capre belanti, una dopo l’altra, e spingeva il lattante sotto ciascuna.
Fece cagliare subito metà del bianco latte, lo raccolse e lo mise in canestri di vimini, l’altra metà la versò nei vasi per la sua cena….. (Odissea canto IX).
Molto probabilmente ovini, caprini, e bovini d'origine Asiatica giunsero nel Vecchio Continente circa novemila anni fa. L’uomo non ci mise molto a scoprire gli indubbi vantaggi d'allevare queste specie che, oltre a fornire latte, carne e lana, avevano il merito d’esserne loro stesse il mezzo di trasporto. Tali particolarità costruirono il concetto di reddito economico legato all'allevamento.
Gli antichi Romani designavano il denaro con la parola "pecunia" derivata da "pecus", cioè bestiame, e stimavano la ricchezza di una persona in base al capitale, cioè al numero di capi (càpita = teste) di bestiame posseduto. Fra le tesi sull'origine del nome Italia, una ne indica la derivazione da “Vitalia", cioè "Terra dei vitelli”
Il latte da sempre consumato dall’uomo come alimento, fresco o trasformato in formaggio, veniva anche utilizzato nei riti religiosi pagani. Si diceva che il latte simboleggiasse cibo spirituale, purezza e immortalità, per via del colore bianco e della sua abbondanza.
Tradizionalmente si riteneva sconsigliabile versare alcune gocce di latte sulla soglia di casa, gli spiriti malefici sarebbero stati attirati da questa bevanda e avrebbero poi varcato la soglia. Durante il trasporto versare in terra una goccia di latte avrebbe causato sette giorni di sventura, durante i quali non bisognava intraprendere alcuna attività. Come forma di magia augurale, il latte di un'animale munto per la prima volta, veniva deposto in una bacinella di bronzo, al fine di garantirne l'abbondanza futura.
Se inavvertitamente si metteva un piede in un secchio di latte, si riteneva che le mammelle delle proprie mucche o pecore si sarebbero seccate. Come atto di stregoneria, si riteneva che si potesse rubare il latte all’animale di un vicino mettendo un secchio nel caminetto e "mungendo" il gancio del focolare.