Un'arte che invita a un incontro più autentico con se stessi: "Walt, tu hai molto dentro di te, perché non lo getti fuori?", ha scritto Walt Whitman all'inizio della sua realizzazione personale come poeta
Scrivere poesie non è un arte d'elite o una competenza alla portata di pochi, è, invece, una modalità espressiva alla portata di tutti una volta compreso il suo segreto. Il segreto è l'abbraccio, il calore, il colore, l'allargamento degli orizzonti, prima di tutto interiori. Il segreto è oltrepassare i limiti che questa nostra cultura sembra imporci di rimanere focalizzati solo sul linguaggio della mente, sulla sfera razionale, sul rigore mentale e la logica stringente. La poesia irrompe in questo spazio coerente e ordinato con immagini che esulano dalle regole del linguaggio quotidiano per richiamare in primo piano emozioni, sensazioni, sogni, speranze, ideali, passioni, desideri, speranze, timori, aspettative, intuizioni, aneliti, ideali, gioie, dolori... tutto quello che non trova mai spazio nelle conversazioni formali con amici e colleghi e quindi che non trova mai spazi per uscire.
"Hai molto dentro di te, perché non lo getti fuori?" si dice Walt Withman, ma il suo è un appello valido per ognuno di noi. E come "gettarlo fuori"? La poesia è uno dei modi.
La poesia rompe le regole non scritte e ingenuamente pensate invalicabili, spalanca le porte del possibile e allarga immensamente l'attenzione e la sensibilità oltre confini mai esplorati. La poesia ci rende consapevoli che il mondo è molto più grande di quello che ci hanno insegnato a percepire e che possiamo inventarlo e reinventarlo in ogni momento, semplicemente decidendo da quale parte guardarlo e farlo guardare. La poesia è rivoluzionaria, perché mette in gioco l'ordine costituito, facendo intravedere nuove possibili letture della realtà. Sempre e comunque.
Non occorre quindi, essere poeti per scrivere poesie, occorre scoprirsi - e "coltivarsi" - attenti, sensibili, creativi e spiritosi. Scrivere poesia vuol dire utilizzare la lingua in modo creativo, giocando con i legami di senso e di suono tra le parole, esprimendo sentimenti e percezioni attraverso le parole, giocando a scombinare i nessi logici tra le parole. La regola è che non ci sono regole. E, quando ci sono, diventa parte del gioco sapere di avere la libertà di seguirle oppure di romperle. Scrivere in rima o in terzine o quartine, per esempio, anche se limitante, può essere molto stimolante per la creatività, ma il momento in cui... lo spazio disponibile non basta più, si può sempre "cambiare gioco" e cercare la forma che meglio si adatti al contenuto interiore che vuole uscire fuori.
Le poesie non le scriviamo per gli altri, le scriviamo per noi. Ed è un gesto di grande intimità condividerle, espressione del desiderio di farsi conoscere e riconoscere per ciò che si è, tutti interi e non solo al facciata che gli altri sono abituati a vedere. Se scrivere poesie è un momento dedicato a noi stessi e farle leggere è allo stesso tempo un dono per gli altri e una affermazione di interezza e autenticità per sé.