Meno tasse per tutti...

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manzpker
00domenica 27 febbraio 2005 00:30
Riporto un articolo apparso sulle colonne de "La Provincia". L'autore è l'attuale ministro della difesa. L'oggetto è l'utilità della flat tax, la tassa ad aliquota unica. Vorrei sapere che cosa ne pensate. Mi piacerebbe che questa discussione fosse economica più che politica, anche se il titolo suggerisce il contrario [SM=x68120]

MENO TASSE SI PUÒ
già tanti i paesi a una sola aliquota
di Antonio Martino


"Il mio amico Alvin Rabushka della Hoover Institution di Stanford,
California, da oltre un quarto di secolo si batte a favore
della "flat tax", un sistema di imposizione basato su un'unica
aliquota, che sostituisca il sistema prevalente in moltissimi Paesi,
fra cui il suo ed il nostro, imperniato su una pluralità di aliquote
e di scaglioni di reddito.

La sua proposta, che su mio invito Alvin ha avuto occasione di
illustrare anche all'università ­La Sapienza» di Roma all'inizio degli
anni Ottanta, negli stati Uniti è stata ampiamente discussa ma non è
stata adottata nemmeno come punto programmatico dai principali leader
politici. Ciò non significa affatto che non abbia avuto successo. In
un editoriale pubblicato da ­The Wall Street Journal» (12 gennaio),
Alvin fa il punto della situazione; la questione merita, credo,
di essere menzionata. Il successo dell'idea è stato notevole specie
nei Paesi dell'Europa centrale e orientale. Il primo Paese ad
adottare la "flat tax" è stato l'Estonia nel 1994, inizialmente con
un'aliquota del 26%, ridotta quest'anno al 24%, con l'intenzione di
ridurla ulteriormente al 20% nel 2007. Poi è stata la volta, nel
1995, della Lituania, con un'unica aliquota del 25%. La storia più
clamorosa è quella della Federazione Russa che, nel 2000, ha
sostituito il sistema a tre scaglioni (con aliquote che arrivavano al
30%) con una "flat tax" del 13%. I risultati, in Russia come negli
altri Paesi, sono stati clamorosi: un notevole aumento di entrate per
l'erario (in soli quattro anni sono
raddoppiate), la diminuzione dell'economia sommersa, dell'elusione e
dell'erosione (metodi legali per evitare di pagare imposte). Nel 2003
la Serbia ha adottato un'aliquota unica del 14% sia sul reddito delle
persone fisiche sia su quello delle società, ed è intenzionata a
ridurre ulteriormente l'aliquota.

Nel 2004 l'Ucraina ha copiato il modello russo con una "flat tax" del
13%, che costituisce ben cinque scaglioni con aliquote che andavano
dal 10% al 40%. Sempre nel 2004, la Slovacchia ha adottato
un'aliquota unica del 19% sia sui redditi individuali sia su quelli
societari, sostituendo cinque aliquote sui redditi personali (dal 10%
al 38%) ed una su quelli societari (del 25%). In Georgia, il
presidente Saakashvili, cinque giorni dopo la sua investitura, ha
annunciato la sua intenzione di adottare un sistema di "flat tax"; il
22 dicembre scorso, il Parlamento georgiano ha approvato, con 107
voti a favore e 11 contrari, un'aliquota unica sui redditi
individuali del 12%, al posto delle quattro esistenti (che andavano
dal 12% al 20%). Il neoeletto presidente rumeno Basescu, come aveva
promesso in campagna elettorale, ha introdotto un'aliquota unica del
16% sui redditi individuali e societari al posto di un complesso
sistema di cinque aliquote (dal 18% al 40%) sui redditi individuali e
del 25% su quelli societari. Infine, i partiti di opposizione in
altri Paesi dell'Europa orientale, come la Polonia e la Repubblica
ceca, sostengono l'adozione di un'unica aliquota del 15%. E nel resto
del mondo? La Cina sta contemplando di introdurre il sistema
proporzionale, ha invitato Alvin Rabushka ad illustrarlo al ministero
delle Finanze e ha tradotto in cinese il suo libro dedicato
all'argomento. In Finlandia, uno dei leader dell'opposizione basa la
sua campagna elettorale sulla promessa di passare all'aliquota unica.
In Spagna, il governo socialista (!) di Zapatero sta studiando
l'introduzione di un'unica aliquota, che è raccomandata dai suoi
consiglieri economici. Persino il governo socialista (!) tedesco
studia la possibilità di fare lo stesso: un gruppo di 29 esperti del
ministero delle Finanze ha proposto l'introduzione di un'unica
aliquota del 30% su tutti i redditi, al posto dell'attuale sistema
che prevede un'aliquota massima del 45% sui redditi personali e una
societaria del 38,3%. I benefici attesi dalla riforma sono la
semplificazione del sistema impositivo, con vantaggi enormi per i
contribuenti, la riduzione delle forme legali di "renitenza" al
pagamento delle imposte (elusione ed erosione), l'aumento del gettito
per l'erario, e il corretto funzionamento degli incentivi al lavoro,
al risparmio, all'investimento, con conseguente stimolo alla crescita
economica. Questi vantaggi si sono già realizzati nei Paesi dove
la "flat tax" è stata introdotta, il che spiega la sua diffusione in
tanti altri Paesi. Ad essere in controtendenza rispetto a quanto
accade nel mondo, non è chi vuole la riforma fiscale e ­meno tasse per
tutti», ma quanti al quel programma sanno opporre scherno e disprezzo
ma nessuna proposta alternativa."


Antonio Martino, ministro della Difesa
Tratto dalla "Provincia" del 21/1/2005
Laurentius
00domenica 27 febbraio 2005 10:54
Mi sembra assurdo.
Secondo me bisognerebbe fare l'esatto contrario: tasse più progressive, con più fasce di ora, secondo il principio che chi meno guadagna meno deve essere tassato.
I vantaggi elencati non capisco granché come siano collegati.
manzpker
00domenica 27 febbraio 2005 12:04
Sostanzialmente il più importante vantaggio dela flat tax è quello tipico del taglio delle tasse (beh, quando venga fatto con criterio e non si tratti di una "mancia elettorale"): i cittadini si trovano con più reddito a disposizione e spendono/investono di più, facendo ripartire l'economia. Se tu spendi di piu', i negozi e i servizi commerciali aumentano le proprie vendite. Per questo sono spinti a ingrandirsi e ad assumere nuove persone. La disoccupazione diminuisce e aumentano le persone con un reddito che può essere tassato. Aumentano le entrate fiscali, cresce il reddito procapite, si crea fiducia nel mercato, la moneta diventa più forte attirando gli investitori stranieri, aumenta il benessere colllettivo.
E' chiaro che ad avvantaggiarsi di questo sono le persone con un reddito medio/alto. Una politica economica di questo tipo, infatti, si basa sul presupposto che siano esse a far girare in gran parte l'economia, perchè hanno più soldi da investire e risparmiano meno. Con la flat tax, il risparmio di denaro loro consentito è maggiore di quello delle classi più basse. Esempio:due persone guadagnano una 30000 euro all'anno, una 50000. Se introduci una tasa unica di 10000 (al posto di un sistema a scaglioni), la prima avrà un margine di 20000, la seconda di 40000. La seconda è più spinta della prima a spendere il maggiore ammontare ricavato.

Un secondo tipo di vantaggio riguarda i soggetti giuridici (le imprese, innanzitutto), che pagando meno tasse possono ridurre i costi e incentivare la loro attività produttiva.

Un terzo tipo di vantaggio riguarda l'evasione fiscale. Numerosi studi rivelano che essa diminuisce con l'abbassamento delle imposte, perché si avverte una maggiore "equità" nei prelievi.
Non dimentichiamo che l'Italia è uno dei paesi con numero mpiù alto di vasori fiscali.

Un quarto vantaggio, infine, è che guadagnando di più si è spinti maggiormente a cercare il lavoro, e la disoccupazione diminuisce.

Presupposto di tutto questo è che la flat tax sia comunque inferiore alle tasse imposte dal sistema a scaglioni. Cioè: in un sistema con fasce progressive al 23, 33, 39 per cento a seconda del reddito percepito, si sostituisce un'unica flat tax al 23%.

L'articolo non parla degli svantaggi. Soostanzialmente ce n'è uno solo, ma non è da poco: La riduzione dello stato sociale. Non è un caso che la maggior parte dei paesi che hanno adottato questo sistema siano paesi dell'Est, dove lo Stato Sociale è praticamente inesistente.
Non è possibile, naturalmente, applicare un sistema simile all'Europa, dove lo Stato Sociale è il più progredito nel mondo. Toglierlo, o ridurlo, significherebbe garantire meno servizi ai cittadini, e sarebbe anche sconveniente da un punto di vista politico (tu mi fai pagare la saità? E io non ti voto!)
Bisogna trovare una soluzione alternativa, che coniughi le due cose.

Perchè, quindi proporre una flat tax se comporta costi sociali così elevati?
Semplice. Quando l'economia è stagnante, giganti come India e Cina crescono al 6/8% l'anno e le imprese europee sono in crisi perchè soffrono la concorrenza dei giganti asiatici (dove il costo del lavoro è nettamente inferiore, e quindi le imprese possono fare prezzi molto più bassi), è necessaria una scossa. Questa, in teoria, potrebbe essere una scossa interessante.

NoWhereMan
00domenica 27 febbraio 2005 13:30
Una grandissima c@XX@ta, ecco come la definisco.
Ipotizzando un reddito di 1000 euro, e un'aliquota del 26%, sono 260 euro.
Con un reddito di 1.000.000 di euro sono 260.000.

Fate un po' i vostri conti...




/lyxor/
00domenica 27 febbraio 2005 14:53
non posso dire molto, non ci capisco molto invero, pero'...

Estonia, Lituania, Federazione Russa, Slovacchia, Georgia, Polonia e la Repubblica ceca sono gli esempi pratici portati. Cazzo, tutti governi di prim'ordine!
manzpker
00domenica 27 febbraio 2005 15:02

Ipotizzando un reddito di 1000 euro, e un'aliquota del 26%, sono 260 euro.
Con un reddito di 1.000.000 di euro sono 260.000.



A parte il fatto che le differenze di reddito nella popolazione non sono così elevate (quante persone guadagnano un milione di euro all'anno?), hai centrato in effetti un altro problema: quello della disuguaglianza. Un difetto palese di questo sistema è che, pur avantaggiando tutti, avvantaggia soprattutto i ceti più abbienti, aumentando la loro capacità di spesa e investimento. Io per esempio, con il reddito che la mia famiglia ha, percepirei un sistema di questo tipo come moralmente ingiusto. Forse penserei che, invece di dare più soldi ai ricchi, sarebbe meglio redistribuirli in maniera diversa. Ma non è questo il punto. Il punto è: come risolvere i problemi economici che da alcuni anni affliggono l'Italia e, più in generare, l'UE? L'alto tasso di disoccupazione, la scarsa flessibilità del mercato del lavoro, il debito pubblico fuori scala?
In questo contesto si introduce la tassa ad aliquota unica.
Non sono pochi gli economisti che sostengono che questo sistema sia un bene, in un periodo di crisi, per il rilancio dell'economia. Parliamoci chiaro: è una politica economica di destra. E' normale che in una persona ideologicamente di sinistra susciti diffidenza. Difatti a me ha fatto questa impressione la prima volta che ho letto una cosa del genere.
Ma, come detto prima, non ho aperto un 3D sulla flat tax per fare un dibattito politico, ma per discutere sul problema della stagnazione dell'economia europea (sempre che a qualcuno interessi, se no pazienza!). Quindi la domanda di fondo non è "Che cosa ne pensate della flat tax?" ma, piuttosto, "Pensate che questo sistema (sebbene forse moralmente ingiusto) possa essere adatto per risolvere i problemi economici della nostra nazione? Voi che cosa fareste, non necessariamente a livello di tassazione, ma in generale?
manzpker
00domenica 27 febbraio 2005 15:15

Estonia, Lituania, Federazione Russa, Slovacchia, Georgia, Polonia e la Repubblica ceca sono gli esempi pratici portati. Cazzo, tutti governi di prim'ordine!




Lyxor: hai ragione! Infatti in questi paesi, non esistendo lo Stato sociale (e non essendoci molta democrazia, aggiungerei), è stato molto più facile applicare l'aliquota unica.
Tuttavia, io sono stato in Spagna gli ultimi sei mesi, ed effettivamente lì il governo Zapatero sta studiando se e come introdurre una misura simile. Lo stesso a quanto pare sta facendo la Germania. Ovvio, non è pensabile fare esattamente quello che è stato fatto in Polonia e Lituania. Uno butta lì la proposta, poi ci pensano gli esperti ad adattarla allo Stato di turno, tenendo conto della sua situazione.





ps: mi rendo conto e chiedo scusa per i miei post un po' lunghi, difficili e forse noiosi...quando ho aperto il 3D non pensavo fosse così difficile affrontare l'argomento! Se non capite qualcosa nello specifico, che so qualche termine o concetto, chiedete pure e cercherò per quello che mi è possibile di rispondervi [SM=x68090]
Laurentius
00domenica 27 febbraio 2005 20:11
Re:

Scritto da: manzpker 27/02/2005 12.04
Sostanzialmente il più importante vantaggio dela flat tax è quello tipico del taglio delle tasse (beh, quando venga fatto con criterio e non si tratti di una "mancia elettorale"):


A me sembra che si limiti a "redistribuire" le tasse facendo pagare di più la maggioranza della popolazione e di meno la minoranza


Presupposto di tutto questo è che la flat tax sia comunque inferiore alle tasse imposte dal sistema a scaglioni. Cioè: in un sistema con fasce progressive al 23, 33, 39 per cento a seconda del reddito percepito, si sostituisce un'unica flat tax al 23%.


Uh. e tutti gli altri soldi dove li prendi?
Ad occhio, le entrate dovrebbero diminuire di un quarto perlomeno.
E, ripeto, la maggioranza della popolazione non ci guadagna nulla, ed indirettamente ci perde.


L'articolo non parla degli svantaggi. Soostanzialmente ce n'è uno solo, ma non è da poco: La riduzione dello stato sociale. Non è un caso che la maggior parte dei paesi che hanno adottato questo sistema siano paesi dell'Est, dove lo Stato Sociale è praticamente inesistente.


Ah, ecco. Quindi si capisce come fai a mettere tasse minori: togli i servizi. Semplificando: chi guadagna di meno paga le stesse tasse e non ha più i servizi che aveva prima; chi guadagna di più paga molte meno tasse e può tranquillamente ottenere le stesse cose di prima da privati. Che bella roba...


Perchè, quindi proporre una flat tax se comporta costi sociali così elevati?
Semplice. Quando l'economia è stagnante, giganti come India e Cina crescono al 6/8% l'anno e le imprese europee sono in crisi perchè soffrono la concorrenza dei giganti asiatici (dove il costo del lavoro è nettamente inferiore, e quindi le imprese possono fare prezzi molto più bassi), è necessaria una scossa. Questa, in teoria, potrebbe essere una scossa interessante.


Che bello! allora magari la gente sta peggio di prima, ma l'economia si dà una scossa.
Laurentius
00domenica 27 febbraio 2005 20:14
Re:

Scritto da: manzpker 27/02/2005 15.02
Un difetto palese di questo sistema è che, pur avantaggiando tutti, avvantaggia soprattutto i ceti più abbienti, aumentando la loro capacità di spesa e investimento.


Avvantaggia solo i ceti più abbienti. Le tasse progressive servono proprio a diminuire le disparità.

manzpker
00domenica 27 febbraio 2005 21:06

Ah, ecco. Quindi si capisce come fai a mettere tasse minori: togli i servizi. Semplificando: chi guadagna di meno paga le stesse tasse e non ha più i servizi che aveva prima; chi guadagna di più paga molte meno tasse e può tranquillamente ottenere le stesse cose di prima da privati. Che bella roba...



Beh, no. In teoria, le tasse si dovrebbero ridurre anche per chi guadagna di meno. L'esempio che ho fatto prima deve essere ricorretto in questo modo: al posto di tre scaglioni da 23% 33% 39%, aliquota minima del 20%. Oppure: aliquota unica al 30%, e chi sta sotto non paga più tasse.



Uh. e tutti gli altri soldi dove li prendi?



1) sottrai risorse ai servizi (nel breve periodo), come hai detto tu stesso
2) nel medio/lungo periodo, come conseguenza della manovra, il reddito generale cresce. Il rapporto debito/pil si riduce, e diminuiscono di conseguenza i debiti da pagare. Il che significa nuove risorse da spendere.



Che bello! allora magari la gente sta peggio di prima, ma l'economia si dà una scossa



Effettivamente, nei primi tempi il prezzo da pagare è molto alto. I maggiori benefici arrivano con gli anni. Dopo di che c'è modo e modo di fare una cosa del genere. L'idea è attuare provvedimenti per ridurre il disagio, soprattutto all'inizio.
La tua affermazione è sostanzialmente vera. La gente starebbe un po' peggio di prima, ma l'economia si darebbe una scossa. Non sottovalutare la seconda parte della tua affermazione: La scossa all'economia è molto importante, perchè da questo conseguono enormi benefici per la popolazione. Ma non subito, certo.

Un'ultima cosa. Sono cosciente che il mondo non è una curva di macroeconomia e che tutto questo potrebbe non funzionare, in altre parole è un rischio. Una volta che le hai tolte, le tasse non le puoi più rimettere. Il problema da parte mia non è se questo provvedimento sia giusto (perchè moralmente per me non lo è), ma se possa essere quantomeno efficace.
Laurentius
00lunedì 28 febbraio 2005 20:57

Scritto da: manzpker 27/02/2005 21.06
Beh, no. In teoria, le tasse si dovrebbero ridurre anche per chi guadagna di meno. L'esempio che ho fatto prima deve essere ricorretto in questo modo: al posto di tre scaglioni da 23% 33% 39%, aliquota minima del 20%. Oppure: aliquota unica al 30%, e chi sta sotto non paga più tasse.


Si, ma per far questo bisogna ridurre ancor più i servizi. In pratica: pendi la situazione in cui tutte le tassazioni siano portate alla fascia più bassa; questa avrà certi svantaggi. Se tagli ancora di più, ne avrà altrettanti in più.



Uh. e tutti gli altri soldi dove li prendi?


1) sottrai risorse ai servizi (nel breve periodo), come hai detto tu stesso
2) nel medio/lungo periodo, come conseguenza della manovra, il reddito generale cresce. Il rapporto debito/pil si riduce, e diminuiscono di conseguenza i debiti da pagare. Il che significa nuove risorse da spendere.


Che bello! allora magari la gente sta peggio di prima, ma l'economia si dà una scossa



Effettivamente, nei primi tempi il prezzo da pagare è molto alto. I maggiori benefici arrivano con gli anni. Dopo di che c'è modo e modo di fare una cosa del genere. L'idea è attuare provvedimenti per ridurre il disagio, soprattutto all'inizio.
La tua affermazione è sostanzialmente vera. La gente starebbe un po' peggio di prima, ma l'economia si darebbe una scossa. Non sottovalutare la seconda parte della tua affermazione: La scossa all'economia è molto importante, perchè da questo conseguono enormi benefici per la popolazione. Ma non subito, certo.


Capisco. Ma non riesco a capire perché dovrei peggiorare la vita alla grande maggioranza della popolazione adesso, sperando che possa migliorare poi in seguito. Non c'e' nessuna garanzia che questo avvenga veramente.


Laurentius
00lunedì 28 febbraio 2005 21:13

Scritto da: manzpker 27/02/2005 21.06
Un'ultima cosa. Sono cosciente che il mondo non è una curva di macroeconomia e che tutto questo potrebbe non funzionare, in altre parole è un rischio. Una volta che le hai tolte, le tasse non le puoi più rimettere. Il problema da parte mia non è se questo provvedimento sia giusto (perchè moralmente per me non lo è), ma se possa essere quantomeno efficace.


Le basi, a quanto mi sembra, sono tre:
1- se ci sono meno tasse la gente può spendere di più
2- se la gente spende di più l'economia va meglio
3- se l'economia va meglio la gente sta meglio
Queste, notare, non includono il fatto che le tasse siano "piatte" e non solo basse.

Per il resto, be', hai più soldi in tasca, e se entrano di norma escono pure. Ma dove? se li uso per comprare un computer ibm fatto tutto all'estero l'economia italiana se ne frega. Ma potrebbe aver senso a livello internazionale, dopotutto. Attualmente, l'economia di uno stato dipende forse più da ciò che avviene all'esterno che all'interno.
Ma questo discorso dà per scontato che i soldi delle tasse finiscano nel nulla, mentre vengono utilizzati indirettamente per fornire una serie di servizi, e quindi danno lavoro. Di solito, in Italia. In più, se ci togliessero la sanità o la scuola pubblica, dovremmo necessariamente (potendo, e non tutti potrebbero) andare a rivolgerci per gli stessi servizi a dei privati, non useremmo certo quei soldi per andare al ristorante. E, il più delle volte, ci saranno di mezzo multinazionali estere.
Quindi, non so fino a che punto ci sarebbero vantaggi per la nostra economia.
L'anello più debole della catena secondo me è però il collegamento fra il benessere dell'economia e quello della popolazione. Insomma, sono contento se l'economia va bene, ma se la gente sta male che me ne importa?
manzpker
00martedì 1 marzo 2005 20:39

Ma non riesco a capire perché dovrei peggiorare la vita alla grande maggioranza della popolazione adesso, sperando che possa migliorare poi in seguito. Non c'e' nessuna garanzia che questo avvenga veramente.



L'anello più debole della catena secondo me è però il collegamento fra il benessere dell'economia e quello della popolazione. Insomma, sono contento se l'economia va bene, ma se la gente sta male che me ne importa?


Ah oh, sei liberissimo di pensarla così, non sarò certo io a smentirti. Io sono però convinto che ci sia una forte relazione tra economia e benessere: se l'economia va bene, la popolazione sta bene. Se l'economia va male, anche la popolazione sta male. Guarda l'Argentina. Lì la crisi economica ha creato milioni di disoccupati, buttato in strada una marea di gente e accresciuto l'inflazione a livelli inguardabili a causa della svalutazione della moneta. L'inflazione (cioé l'aumento generalizzato dei prezzi) cresce più dell'aumento annuale dei redditi, diminuendo la capacità di spesa. In Argentina una famiglia italiana di reddito medio è considerata ricca o comunque molto benestante.
Guarda invece Cina e India. Lì siamo ancora molto lontani da livelli di benessere accettabili, ma la forte crescita economica degli ultimi anni sta creando una classe media (prima la Cina era solo coltivatori di riso e mandarini, non dimenticarlo). Si stima che la classe media sia 100 milioni di persone, destinata a raddoppiare in pochi anni. 100 milioni di persone con capacità di spesa sono un mercato molto attraente per imprese che vogliano impiantare lì una produzione e creare posti di lavoro. Posti di lavoro che toglieranno altri cinesi dai campi alzando il loro reddito. Certo, se poi vedo che in India ci sono le baraccopoli accanto ai grattacieli e in Cina ci sono ancora 200 milioni di persone che vivono come cent'anni fa mi rendo conto che non è che lì vada tutto bene. Ma qualcosa è iniziato, una scossa c'è stata, e sono convinto che la situazione migliorerà. Certi processi di cambiamento richiedono tempo. Intanto però, molti cinesi e indiani stanno meglio oggi dei loro padri, si stanno creando lentamente processi democratici e un'opinione pubblica, i giovani hanno più possibilità di emergere e di conoscere come va il mondo. Il regalo di laurea più frequentemente richiesto dalle giovani cinesi è il lifting all'occhio, in modo da fare un taglio "occidentale". Ora, al di là di ogni valutazione etico/moralistica sul lifting, io deduco da ciò che c'è un forte cambiamento in atto nella società, perché 10 anni fa questo non era neppure pensabile. Si respira aria nuova, vecchi tabù cadono, c'é più possibilità di iniziativa, più libertà.. (oddio mi sembra di essere Bush [SM=x68124] )
Se tu mi dici che una economia in crescita non dà la felicità sono d'accordissimo. Ma il benessere, quello lo porta eccome.

Ciò detto, torniamo al problema principale: l'economia dell'Italia e dell'UE. Due sono le domande che giustamente ti poni:
1) Perché dovrei peggiorare la vita alla maggioranza della popolazione adesso, sperando che possa migliorare in seguito?
2)Che garanzia ho che la mia politica economica abbia successo?

Provo a risponderti nel prossimo post. Ora vado a mangiare le pucce. Come? Non sapete cosa sono le pucce? Male, molto male visto che si trovano persino qui a Milano [SM=x68106]

[Modificato da manzpker 01/03/2005 20.44]

Laurentius
00martedì 1 marzo 2005 22:31

Scritto da: manzpker 01/03/2005 20.39
Io sono però convinto che ci sia una forte relazione tra economia e benessere: se l'economia va bene, la popolazione sta bene. Se l'economia va male, anche la popolazione sta male. Guarda l'Argentina. [...] Guarda invece Cina e India.


Sì, è vero. Non metto in dubbio il fatto che ci sia un collegamento.
Quello che volevo dire è che non si può pensare di far dipendere il benessere solo dall'economia, come invece sembrerebbe sentendo alcuni.
Non intendevo dire che bisogna fregarsene dell'economia, ma che nel cercare di migliorare l'economia, secondo me, ha poco senso lasciare in secondo piano i problemi sociali, tagliare di tutto e di più, perché è un po' andare contro i propri obbiettivi. In alcuni casi può dare dei risultati, ma è rischioso.


Scritto da: manzpker 01/03/2005 20.39
Intanto però, molti cinesi e indiani stanno meglio oggi dei loro padri, si stanno creando lentamente processi democratici e un'opinione pubblica, i giovani hanno più possibilità di emergere e di conoscere come va il mondo.


E questa è una cosa fondamentale.


Scritto da: manzpker 01/03/2005 20.39
Il regalo di laurea più frequentemente richiesto dalle giovani cinesi è il lifting all'occhio, in modo da fare un taglio "occidentale".


Questo non mi piace... non è un problema per il lifting, ma non è bene che cerchino di copiarci troppo, anche in situazioni scarsamente significative. Così prendono anche le cose sbagliate...


Scritto da: manzpker 01/03/2005 20.39
Se tu mi dici che una economia in crescita non dà la felicità sono d'accordissimo. Ma il benessere, quello lo porta eccome.


Dipende per chi. L'economia non è un indicatore molto preciso; se per farla andar meglio hai tolto tasse e pensioni e sanità e scuola e garanzie ai lavoratori, probabilmente qualcuno starà meglio, ma molti altri peggio.

manzpker
00mercoledì 2 marzo 2005 01:07
(continua dal post precedente)

Mettiamola sul piano pratico. Riporto uno stralcio di un articolo apparso oggi sul Sole 24 ore. L'articolo riguarda la Fiat, il cui CDA si è oggi riunito.

Marchionne: " [...]Non abbiamo intenzione di chiudere nessuno degli stabilimenti qui in Italia. Continuerà la cassa integrazione finché non crescerà la domanda, come si spera con i nuovi modelli in arrivo. Certo le dimensioni degli impianti attuali non sono giustificate dalla domanda. Se li si potesse rifare oggi sarebbero del tutto diversi da quelli attuali. Ma questo vale per noi così come per i tedeschi o i francesi"
E ancora: "faremo fronte con la cassa integrazione alla differenza tra domanda e capacità produttiva, finché i nuovi modelli non i permetteranno di incidere sulla quota di mercato".

Ora: il mio problema pratico è far tornare a lavoro gli operai in cassa integrazione, di cui al momento non c'é bisogno perché le capacità produttive sono sfruttate al minimo. La situazione però non mi aiuta: il mercato dell'auto è in crisi, non solo in Italia ma in tutta Europa, e la FIAT ha dei costi fissi troppo alti che la mettono costantemente in perdita.
C'è addirittura il rischio di fallimento dell'azienda, che avrebbe come risultato la disoccupazione di tutti (tutti!) i suoi dipendenti e il crollo dell'indotto (cioè di tutte le aziende che producono per la Fiat o per cui la Fiat è il principale cliente.
Diciamoci la verità: c'é un solo modo per risollevarla, nonostante l'accordo con GM: l'intervento statale. Lo Stato mette soldi per non far fallire l'azienda e salvare dalla disoccupazione tutti i dipendenti. Una plusvalenza che però viene pagata (attraverso le tasse) da tutti i cittadini, io, tu, e tutti i membri dello Sbonk, persino Pikey dall'alto del suo triumvirato sarebbe costretto a pagare. [il che, peraltro, significa anche che non tutti i soldi dello Stato vengono spesi in servizi]
Ma c'é un altro modo in realtà: più rischioso, ma migliore. "Continuerà la cassa integrazione finché non crescerà la domanda", dice Marchionne. In sostanza: se l'economia cresce, cresce sicuramente anche la domanda. La Fiat ha più richieste e per soddisfarle tutte deve produrre di più, richiamando gli operai al lavoro. L'intervento dello Stato si riduce o, addirittura, non è più necessario. Certo, hai ragione quando dici che una parte dei soldi del taglio delle tasse andranno alle aziende straniere. Ma un'altra parte, in teoria, potrebbe finanziare (anche) il mercato dell'auto. Se sai di avere uno stipendio mensile più alto, avrai incentivi a cambiare auto più spesso.

Quindi: la risposta alla prima domanda, nel caso specifico, è: facciamo tutti un sacrificio adesso per evitare guai peggiori in futuro (il fallimento della Fiat o l'aiuto statale, che in fin dei conti dovremmo pagare noi).
Più in generale: perché se non si comincia a fare qualcosa adesso (e qui tutti sono concordi: qualcosa bisogna fare, e non è un caso che Ciampi un giorno sì e uno no parli di competitività e di economia da migliorare: è un punto cruciale per il futuro del paese), rischiamo di trovarci, in futuro, davanti ad un punto di non ritorno.

Ti porto un altro esempio: il governo Tatcher in Inghilterra. La Tatcher negli anni Ottanta fece una politica conservatrice durissima, e per questo si prese l'appellativo di "Lady di ferro". Tagliava praticamente su tutto, smantellando giorno dopo giorno lo Stato Sociale. C'erano persone che non arrivavano a fine mese. Arrivò a licenziare molti suoi collaboratori al ministero. Ne rimasero 89, mentre oggi in Italia Silvio a palazzo Chigi ne ha più di 1000. Premesso che io non condivido assolutamente una politica di questo tipo, non posso tuttavia negare una cosa. E cioé che molti economisti sostengano che l'economia inglese oggi funzioni perché il lavoro sporco l'aveva già fatto in passato tutto la Tatcher. Dicono che Blair sia stato molto avvantaggiato da questo, e che in caso contrario non avrebbe potuto fare molte di quelle politiche che hanno portato oggi l'Inghilterra a essere uno degli stati, se non Lo Stato più sviluppato del mondo a livello di servizi sociali.
In Inghilterra quindi una politica del genere, sebbene moralmente riprovevole, ha di fatto funzionato. La ricetta sembra semplice: rinunciare a qualcosa prima (senza magari dover arrivare ai livelli toccati dalla Tatcher), e ottenere così enormi benefici dopo. Resta solo una domanda: funzionerebbe anche in Italia?
"The Conservatives went on to win the 1983 election by a landslide, aided by a fragmented opposition. Margaret Thatcher's government followed a radical programme of privatisation and deregulation, reform of the Trade Unions, tax cuts and the introduction of market mechanisms into health and education. The aim was to reduce the role of government and increase individual self-reliance."

Questo ci porta alla seconda domanda: quali garanzie di successo ho?
La flat tax, come ho detto prima, è un rischio. Premesso che sempre e comunque essa venga accompagnata da altre manovre di supporto, se si decide di attuarla bisogna essere coscienti che:
1) come hai detto tu prima, una parte del denaro lasciato ai consumatori finanzierebbe imprese straniere e non italiane (non voglio unaa Fiat. Voglio una Mercedes!)
2) cosa ancora più importante, non garantisce automaticamente il rilancio dell'economia, che dipende anche da fattori esogeni, dalla concorrenza degli altri mercati, dalla psicologia della gente e dal debito pubblico (che in italia, purtroppo, è elevatissimo)

Quindi: è un rischio che se si vuole prendere, deve essere calcolatissimo. Così come devono essere calcolate le rinunce e gli svantaggi, in relazione ai possibili vantaggi.
Stai giocando d'azzardo, insomma, e stai puntando molto alto su una giocata incerta. Se ti va male, fallisci e rischi un bel po' di casini. Se ti va bene, diventi milionario.
Una cosa sola è certa in tutto questo. Puoi puntare di più (e guadagnare/perdere quindi di più) o puntare di meno (e quindi se va male perdere di meno). Ma non puoi rifiutarti di giocare, perché significherebbe un lento e inesorabile declino, tutto a discapito delle generazioni future.

[Modificato da manzpker 02/03/2005 1.18]

[Modificato da manzpker 02/03/2005 1.52]

[Modificato da manzpker 02/03/2005 2.11]

manzpker
00mercoledì 2 marzo 2005 01:39
Un breve OT:



Scritto da: manzpker 01/03/2005 20.39
Il regalo di laurea più frequentemente richiesto dalle giovani cinesi è il lifting all'occhio, in modo da fare un taglio "occidentale".



Scritto da Laurentius in risposta:
Questo non mi piace... non è un problema per il lifting, ma non è bene che cerchino di copiarci troppo, anche in situazioni scarsamente significative. Così prendono anche le cose sbagliate...


Vero. Ma non dimenticare che anche noi abbiamo preso molte abitudini sbagliate dagli americani.
Gli errori a volte nella storia si ripetono.
Comunque dalla mia esperienza in scambio mi è parso di capire che i cinesi considerino gli occhi occidentali molto più belli dei loro. E non solo gli occhi, ma anche i lineamenti del viso (loro ce l'anno più tondeggiante) soprattutto quelli mediterranei. Non so perché, visto che in noi non avviene lo stesso (al limite li prendiamo in giro per gli occhi a mandorla)...
Inoltre hanno una concezione di bellezza molto diversa dalla nostra. Ho conosciuto ragazze per me molto carine che mi dicevano che in Taiwan le loro madri erano preoccupate per paura che non riuscissero a sposarsi, e cessi incredibili in crisi psicologica perché nel loro paese erano cercate da tutti e in Spagna nessuno le cagava...




Tornando IT...

L'economia non è un indicatore molto preciso;


Boh secondo me è vero e non è vero. Per me l'economia non è solo un indicatore. Gli indicatori sono sostanzialmente altri (Pil, reddito pro/capite, speranza di vita etc...). Come indicatore è' poco preciso nel senso che è molto teorico, e quindi spesso si discosta dalla realtà.
Però per me è soprattutto uno strumento scientifico, il più avanzato che abbiamo certo non il migliore e più esatto possibile. In teoria, si dovrebbe utilizzare questo strumento per fare scelte politiche e sociali, anche se non necessariamente deve essere l'unico che si utilizza.
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