Musikanten

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vanni-merlin
00martedì 28 marzo 2006 23:42

Musikanten




Regia Franco Battiato
Sceneggiatura Franco Battiato e Manlio Sgalambro
Interpreti Alejandro Jodorowsky, Sonia Bergamasco, Fabrizio Gifuni
Durata 90 min.
Montaggio Riccardo Sgalambro
Scenografia Luca Volpatti
Fotografia Daniele Baldacci
Paese, Anno Italia, 2005
Produzione Rai Cinema e Francesco Cattini


La Trama

Marta propone al suo direttore di rete un nuovo programma che mira a riunire studiosi di varie discipline che hanno in comune lo scopo di perseguire obiettivi non strettamente scientifici. L’incontro con uno di questi, uno sciamano che vive in isolamento, porta Marta a sperimentare l’ipnosi regressiva. Da questo esperimento viene fuori che Marta, in una vita precedente, era forse un principe e mecenate di Beethoven. Uscita dall’ipnosi la donna scopre che ha avuto luogo un colpo di stato globale.

Recensione di Domenico Barone

Guazzabuglio politico-filosofico con l’ambizione di trovare nuove vie di conoscenza e comprensione in un personale percorso verso l’Assoluto, Musikanten, stemperato l’effetto nostalgia di Perduto amor, è una riflessione narcisista sui segni del tempo e sul potere taumaturgico della musica. Tra passato e presente, il film diventa un viaggio disorganico e confuso nelle radici europee del sapere, dall’incrocio inutile di piani narrativi complementari, filmati in digitale, con approssimazione, e nozioni superficiali ed elementari di matematica e fisica.

Se nell’esordio prevaleva la forza nostalgica della memoria e degli amori irrimediabilmente perduti e mancati, nella ricostruzione idealizzata della fine di Beethoven si impone la frammentarietà della narrazione, il disordine, tra incontri e suggestioni uniti dall’intimo disprezzo per il potere e la televisione. Parodia involontaria e dilettantesca nella ricostruzione storica, il film non riesce a superare la barriera della presunzione intellettuale e del pregiudizio verso le nozioni e le cose semplici dell’esistenza.

Musikanten è un film a tesi, grossolanamente “impegnato” in cui si celebra il trionfo assoluto della banalità. Narcisistico, insopportabilmente popolato da tutti i componenti del suo “clan”, distratto dalle alte materie della conoscenza, il film di Battiato conferma il distacco dall’esistenza, la virtuosa antipatia dei dotti sempre irritati ed insofferenti. Peccato. Bastava con meno fantasia e fatica riascoltare “Povera patria”.




da: cinema.supereva.com/primevisioni/artI2696.html

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