fabella in rete

fabella
00martedì 20 novembre 2012 08:31
Daniela Fabella, alcune poesie





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[quanti nidi sorveglia, il mio cane... ]

v’è una distribuzione
tra le rondini
come una santità
che meraviglia i pani
apre la goccia
al becco, lievitando



è inesistenza il mare
è umore buttato agli insetti
un malaffare a forma di morte
che frulla la corazza come montare la neve
farne valanga, sangue aperto
luce che preme alla bocca appena
che canta, mi chiama
è biglia, pupilla
che rotea sul fondo
oscurandomi



mi inclino alla storia del pane
che rende al tempo questa pianta acerba
nel restare grume, radice accesa
quasi volessi svegliare Gesù
amando il fiore candido
accartocciato al lino
di mia madre



eppure rinasco nell’ombra che nasconde le viole
adorna sulla linea delle spalle
come traccia intessuta d’antenne di farfalle
tempo, ingranaggio, presepe d’arti e di mestieri
sulla via del mercato che arriva alla capanna

in scala uno a uno, sulla capocchia di uno spillo



dimmi quanto è lontana la parola, così
piccola da accartocciarsi ai muri
fino a comprenderli, larghi sui palmi
sfociati come parti da soffiare via
e quel ricordo di rose irriverenti, nude
dal grembo prendere quota attraverso
noi, camminando sulle cose del giorno

.

.

Queste poesie, concentrate e molto sorvegliate lessicalmente, di Daniela Fabella dicono il pane e il nido, rappresentanti (e rappresentati) da un movimento di distribuzione / disseminazione (il pane, anche nel lievitare – montare e, viceversa, frullare “la corazza”-crosta), e da uno di implosione nel un farsi grumo, grembo, (nido), accartocciandosi accartocciando.

L’autrice infatti, secondo un bellissimo verso, si inclina “alla storia del pane”, racchiudendo e, allo stesso tempo, diventando piano di scivolo, suggerendo inoltre, con l’uso strepitoso del “mi inclino”, i contemporanei rimandi al gesto di inchinarsi (“mi inchino”) e a quello dell’avere o perseguire una (o la propria inclinazione), qui anche (di) poetica, “alla storia del pane”.

In un altro gruppo di versi, il nido spumoso e disseminato è rappresentato dal mare che, da insistenza di “ umore buttato agli insetti”, man mano si trasforma, per diventare infine la pupilla che rotea ma, così facendo, oscura la matrice prima da cui proviene;

la stessa parola, qui, come già detto, molto attenta, solleva comunque la domanda “quanto è lontana”;

lontana dal pane, lontana dal farsi seme

e tuttavia resta da dire di un mondo soffione, con ricordi di “rose irriverenti” e “cose” da camminare, e soprattutto rimane “la capanna”- nido, fosse solo “in scala uno a uno, sulla capocchia di uno spillo” , il che porta anche a chiedersi dell’angelo (del focolare), del suo ballo, e non in modo retorico.

.


.

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L’immagine è “Passerella” di Daniela Fabella che, nell’inviarmela, all’oscuro del piccolo commento che andavo preparando, l’ha accompagnata con la seguente didascalia (e, una volta di più, i movimenti pittorici richiamano quelli dei versi: es. lo sgretolarsi l’essicato, le bolle, ….) :
“[...]rappresenta un po’ lo sgretolarsi dell’effimero attorno la figura femminile. Il tutto ottenuto da strati di colore lasciato parzialmente asciugare e poi lavato, affinché quello non ancora essiccato scivolasse via con l’acqua. E fosse il togliere, a creare quelle bolle di luce che altro non sono, se non la tela messa a nudo. Sia sul fondo, sia sull’abito e sulla pelle della donna. In un “effetto affresco” che pare appena riportato alla luce.



*Ringrazio e abbraccio Margherita Ealla per il grande regalo che ha voluto farmi, riproponendo le mie poesie su uno dei blog letterari più attivi e prestigiosi della rete. Se non per avermi fatto scoprire con il suo commento, quanto arrivi il profondo di me attraverso la scrittura.

Come vedi Annamaria, anch'io ho accantonato la mia riservatezza per un attimo. Ma a Margherita, che stimo tu sola sai quanto, non potevo dire di no.




p.s. Se ho omesso il mio vero cognome, non è perché sia un segreto. È che considero questo angolo, parte della mia vita privata virtuale e non desidero sia raggiunto dai motori di ricerca, passando attraverso il mio nome. [SM=g8139]
rossopapavero
00martedì 20 novembre 2012 11:59
Felice di leggerti anche qui, Daniela Fabella. [SM=g2829700]
lastrega65
00martedì 20 novembre 2012 13:19
dettogiàtutto...sei bellissima quando scrivi, traspari
lastrega65
00martedì 20 novembre 2012 13:31
leggendodaniela


dimmelo tu
come dare un nome alle rondini
o al pane il profumo del nido

hai poesia sui tuoi palmi, li apri
lasci beccare sul grembo le cose
dai luce ai cortili e se piove
fai giungere agli occhi la fonte

è sorgente,pittura che inclina
il crepuscolo in gemma, è lenzuolo
che resta in terrazzo a prendere aria
d'autunno, quel poco di sole al mattino
odora la notte,mi avvolge
daniela@calli
00martedì 20 novembre 2012 20:00
Grazie. Ho potuto conoscerti meglio e leggerti anche altrove. Fai mancare il fiato.... Buona serata
daniela@calli
00martedì 20 novembre 2012 20:20
una precisazione, anzi due: 1) non sono un motore di ricerca; 2)il tuo nome non conta... quel che scrivi moltissimo, cara Fabella
fabella
00mercoledì 21 novembre 2012 09:46
vi ringrazio tutte, commossa per gli apprezzamenti che mi incoraggiano molto, specie in questo periodo un po' arido per me.

lastrega65, 20/11/2012 13:31:

leggendodaniela


dimmelo tu
come dare un nome alle rondini
o al pane il profumo del nido

hai poesia sui tuoi palmi, li apri
lasci beccare sul grembo le cose
dai luce ai cortili e se piove
fai giungere agli occhi la fonte

è sorgente,pittura che inclina
il crepuscolo in gemma, è lenzuolo
che resta in terrazzo a prendere aria
d'autunno, quel poco di sole al mattino
odora la notte,mi avvolge



Qui cara Anna, mi piace approfondire quell'accenno che ti ho fatto su fb. Là, lo sai come non mi piace parlare di poesia [SM=g8139]


dove svolti:

è sorgente,pittura che inclina
il crepuscolo in gemma, è lenzuolo
che resta

dalla poesia alla pittura ed io ti parlo dei miei parallelismi. dico che un'arte, quando ti è entrata dentro (per me la pittura, per Elisabetta la musica, per esempio) fa parte per forza delle fondamenta, nell'avvicinarsi a un'altra arte... la poesia, in questo caso. mi considero molto fortunata in questo, per quello i miei parallelismi, sto cercando di trasmetterli a voi [SM=g7831]


L'altra cosa importante che devo dire è come questo articolo proposto da Margherita scovi tante verità. di come la poesia sia verità. lei ha scelto testi con un filo conduttore. il pane. e da quello, è come se avesse ricostruito tutta la mia essenza. questo per me stessa è un punto d'orgoglio per cosa riesce ad emanare la mia poesia. ma anche la riconferma della grande persona che è Margherita, capace di individuare queste verità.

l'ho detto un po' così, con emozione... vabbè... torno a ringraziare voi tutte, di cuore [SM=g2829702]

fabella
00mercoledì 21 novembre 2012 10:39
Re:
fabella, 20/11/2012 08:31:

rappresenta un po’ lo sgretolarsi dell’effimero attorno la figura femminile. Il tutto ottenuto da strati di colore lasciato parzialmente asciugare e poi lavato, affinché quello non ancora essiccato scivolasse via con l’acqua. E fosse il togliere, a creare quelle bolle di luce che altro non sono, se non la tela messa a nudo. Sia sul fondo, sia sull’abito e sulla pelle della donna. In un “effetto affresco” che pare appena riportato alla luce.




Ecco guarda te che saltano fuori le tappe salienti per arrivare alla sintesi poetica. che tonta, me ne accorgo adesso. quindi è qualcosa che avevo dentro già quando non scrivevo ancora. perché non scrivevo ancora all'epoca di questo dipinto. avevo già tutto dentro... e quanta strada ho fatto per sintetizzarlo in parola. incredibile. bisogna proprio dare ragione a quel tale che diceva che diventiamo quello che già siamo (devo ripassare la filosofia) [SM=g8139]


Lo porto anche sotto il commento che ho appena fatto! [SM=g2842743]
lastrega65
00mercoledì 21 novembre 2012 17:01
Re: Re:
fabella, 21/11/2012 10:39:




Ecco guarda te che saltano fuori le tappe salienti per arrivare alla sintesi poetica. che tonta, me ne accorgo adesso. quindi è qualcosa che avevo dentro già quando non scrivevo ancora. perché non scrivevo ancora all'epoca di questo dipinto. avevo già tutto dentro... e quanta strada ho fatto per sintetizzarlo in parola. incredibile. bisogna proprio dare ragione a quel tale che diceva che diventiamo quello che già siamo (devo ripassare la filosofia) [SM=g8139]


Lo porto anche sotto il commento che ho appena fatto! [SM=g2842743]




Margheritaè...come tu sei...voi accostate alla poesia da tempo, non da sempre, da tempo dici tu ( dipingevi eh?), non posso che guardarvi con ammirazione, io appena approdata, oddiomaddaverononènemmenounannocheticonosco?, e che appena appena ho imparato a leggere gli altri, che sto lavorando per scavare non posso che approfittare delle vostre voci, e annegarmene per imparare a nuotare. Così mi vengono in mente i miei tatuaggi, oh per me era arte, anche se umile, con l'ago ero brava, ma..con l'hennè..oh si, con l'hennè dicevano che ero magica. Quanti fiori sbocciati su colli e mani piedi schiene, a mao libera, come in trance a dipingere qualcosa che sarebbe sparita presto, come i fiori veri.

Poi ho lasciato, il mio compagno era ilt itolare del negozio e quando è scomparso io ho chiuso tutto, non riuscendo nemmeno a prendere in mano un ago o un pennellino, chiuso per sempre.Con i tatuaggi, con la mia arte....ma non tutto è perso, e le tue parole me lo dimostrano. Tutto esce fuori, tutto
lastrega65
00giovedì 22 novembre 2012 10:37
uff..perdonatemi lo sfogo personale, non c'entrava nulla e lo cancellerei, ma qui mi sento così a casa ormai che mi sfugge la mano a volte.
rossopapavero
00giovedì 22 novembre 2012 11:11
Non scusarti, streghetta: a certe parole ci si accosta in punta di piedi. E rendono lo schermo un po' rotondo. [SM=g2834784]
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