Un articolo recente di Alain Elkann è diventato virale grazie a un sapiente mix di autoproclamata superiorità culturale (storico cavallo di battaglia a sinistra) e di deliberata provocazione del latente sentimento di avversione nei confronti delle persone facoltose (che non manca di fare colpo a destra), tirando in ballo i lanzichenecchi.
A proposito di lanzichenecchi, essi entrarono nella storia con la battaglia di Pavia, che finì come doveva finire. Con tanti, che si sognavano Lancillotto, impallinati senza speranza dagli archibugi a forcella.
A Pavia, il 24 febbraio 1525, i più bei nomi della nobiltà di Francia, personaggi di un coraggio squisito e raro, adusi a uccidere da signori, finirono per diventare concime.
Dopo la battaglia Carlo V, imperatore borghese che andava per campi di battaglia in portantina, si fece consegnare un Francesco I, pestato a dovere e salvo a stento dal campo di battaglia.
Un re galante e frivolo, cavalleresco sino alle midolla, prigioniero di un imperatore aduso a fare bene i conti quasi come un mercante.
Ma se ci fu un vincitore e un vinto, tra i grandi impresari dello spettacolo cruento di Pavia, va detto che entrambe le compagnie di giro, quella francese e quella spagnola, furono organizzate allo stesso modo, raccattando la più bizzarra mescolanza di nobili e di mercenari, di cavalieri in armatura e di straccioni con le picche, di fanti svizzeri e di colorati lanzichenecchi, furono proprio i lanzichenecchi, i quali segnarono il tramonto del predomino della cavalleria medievale sulle fanterie.
Peraltro Francesco I scelse solo la prima donna sbagliata, quel Guillame Gouffier de Bonnivet a cui non si potrà rimproverare niente.
Pessimo comandante, bravissimo a morire sul campo con stile.
Tornando, invece, ai giorni odierni i moderni lanzichenecchi, invasori di carrozze ferroviarie, sanno scegliere bene le tariffe, quando viaggiano.
Infatti guardando la tipologia delle tariffe offerte da Italo ci accorgiamo che oltre a smart e prima (che tra Roma e Foggia possono spaziare tra i 25 e 60 euro) ci sono anche Club Executive e Salotto con quest’ultima che arriva a costare 150 euro nell’opzione Flex.
A ben guardare la soluzione che più si avvicina alla nozione letteraria di prima classe è quella chiamata salotto, mentre la prima nella quale si è incautamente avventurato il nostro lettore di Proust potrebbe definirsi a tutti gli effetti una sfumatura di marketing per colorire una classe economica.
La vera lezione di questa storia è che forse occorre documentarsi per bene prima di raccontare una storia, altrimenti si finisce per fare la figura di quello che prima si lamenta per l’invasione dei lanzichenecchi e poi si accorge di avere sbagliato carrozza 🤷♂️.
[Modificato da Avatar 30/07/2023 12:35]