Molti igienisti alimentari, se cosi’ si puo’ dire, si spaventano all’idea di mangiare del lardo,
forse per paura del colesterolo,
in realta’ questo alimento è sempre stato presente nella cucina povera, arricchendo il gusto delle pietanze, o semplicemente accompagnando il pane.
Siccome fa parte della tradizione, è bene, senza eccedere, conoscerlo e gustarlo.
Il lardo è un grasso animale e si ricava dal maiale, in particolare dal tessuto adiposo sottocutaneo di spalla e fianchi.
Per questo io lo definirei uno dei tanti salumi che si ottengono, proprio alla stregua della pancetta e del guanciale, anche se per molto tempo è stato usato come condimento.
Addirittura veniva sciolto da mia nonna in padella, come lo strutto, per farvi cuocere e insaporire uova e carni.
Quello locale è particolarmente saporito, poiche’ arricchito di erbe aromatiche
e si puo’ considerare un ottimo antipasto per farcire i croccanti filoni di pane della zona.
La preparazione di questo lardo, come mi hanno spiegato a
Pamparato, è lunga, perche’ prima occorre mettere nell’impasto del grasso le erbe, e poi preparare la
salagione, come avviene per tutti i tipi di salumi.
La salatura, che dura anche un mese, garantisce la conservazione genuina e naturale del prodotto, evitando i dannosi additivi chimici.
Il prodotto finale si conserva in ambienti freddi e asciutti e si fa stagionare per circa 3 mesi prima di essere consumato.