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www.freeforumzone.it/viewMessaggi.aspx?f=67699&idd=218
PER LA SEGNALAZIONE DELL'ARTICOLO UN GRAZIE A PONZETTI.
E GRAZIE ANCHE A LIZALIZA PER LE INFORMAZIONI CHE CI DA':

"Spero che qualcuno abbia visto "Cyrano", lo spettacolo teatrale, con cui
Fini ha risposto alla censura televisiva della trasmissione.
Io l'ho visto e devo dire che è stata un'esperienza molto interessante. Ne
parleremo, se vorrete.
E' uscito anche il libro su questa originale iniziativa teatrale: "Massimo
Fini é Cyrano - contro tutti i luoghi comuni", ed. Marsilio-Gli Specchi;
prezzo: "10".


C. LANZA:
"...quel tema che prima o poi ci stuzzica: cambiare vita! Lui, per un anno,
ci è riuscito: ci racconti, per favore, come si fa".

M. FINI:
"Se in questo Paese, e in particolare nel giornalismo, uno ha la pretesa
di conservare un certo gusto all'indipendenza, viene emarginato ... cambiar
mestiere e vita non è una scelta, e nemmeno un atto di coraggio, ma una necessità".



IL GAZZETTINO
26 Agosto 2005
IL PREZZO DELL'INDIPENDENZA

Su "Libero" Cesare Lanza, recensendo "Massimo Fini è Cyrano, contro tutti
i luoghi comuni" (1), che riassume la mia esperienza teatrale, si dice ammirato
del fatto che io, per un anno, sia riuscito a cambiare mestiere e stile di
vita, aspirazione che, a suo dire, è di molti, che però non riescono a realizzare.
E conclude chiedendomi di raccontare "come si fa". Sono grato a Lanza e lo
accontento subito. Come si fa? È semplicissimo. Se in questo Paese, e in
particolare nel giornalismo, uno ha la pretesa di conservare un certo gusto
all'indipendenza, viene emarginato in modo felpato, sornione, ammiccante,
persino sorridente e, per carità, democratico - quindi inattaccabile - e
resta perciò isolato. Per cui cambiar mestiere e vita non è una scelta, e
nemmeno un atto di coraggio, ma una necessità.

Certo io ho molte colpe. Non ho partecipato al Sessantotto, non ho mai civettato
con la violenza e col terrorismo nostrano, non ho nemmeno assassinato un
commissario di polizia (per cui mi sono vietate le Tribune d'onore), non
mi sono intruppato in partiti, lobbies, clan, non sono omosessuale, femminista
e nemmeno donna, non faccio parte di alcuna "minoranza organizzata", appartengo
a quei "quattro gatti" della maggioranza, cioè a quegli individui che, se
sommati, sarebbero la maggioranza ma siccome non fan lega fra loro non contano
nulla. Inoltre ho sempre pagato le tasse e rispettato le leggi.

Eppure, nonostante questi handicap, negli anni '70, quando la politica non
aveva ancora messo del tutto le mani sul giornalismo, ero considerato, come
ricorda anche Lanza, una delle giovani penne più brillanti. Tommaso Giglio,
mitico direttore dell'"Europeo", disse: «Con le qualità di Fini ho visto
arrivare qui solo Bocca e la Fallaci (naturalmente si riferiva alla straordinaria
Oriana di allora, non a quella, imbarazzante, di oggi)». Forse avrà sbagliato.
Però non c'è direttore, da quelli che mi hanno voluto bene, come Zucconi
o Magnaschi o Montanelli o Feltri o Belpietro o Bacialli, a quelli che mi
hanno solo sopportato, che non abbia espresso apprezzamento per il mio lavoro.
Non pianto grane.

Se una situazione non mi va me ne vado. Come feci con l'"Europeo" occupato
dai socialisti di Martelli e la Rizzoli devastata da Tassan Din e col "Giorno"
diretto da Damato. Il libro "I giganti di carta", mi mette fra i settanta
più importanti giornalisti italiani. Nel 2002 un mio libro, "Il vizio oscuro
dell'Occidente", è stato in testa alla saggistica degli autori italiani preceduto
solo da "White stupid man" di Moore. Eppure non ho mercato. Nessun giornale
nazionale mi vuole (e quindi sono particolarmente grato al "Gazzettino" che
mi lascia la libertà che mi lascia, nonostante ci siano dei lettori che mi
dan del "comunista" così come, altrove, mi dan del "fascista"). Con la Tv
di Stato, come con Fininvest-Mediaset, non ho mai avuto rapporti, nemmeno
uno di quei contratti di consulenza, in genere fasulli, su cui vive tutta
la Roma intellettuale.

L'unica volta che è capitato, non per mia iniziativa, il mio programma "Cyrano"
è stato cancellato il giorno prima di andare in onda. Non per i contenuti
che nessuno aveva ancora visto, ma perché qualcuno aveva deciso che io alla
Tv di Stato non devo lavorare. Adesso si è scoperto che non ci posso nemmeno
comparire; sono stato eliminato, all'ultimo momento, da un "faccia a faccia"
con Vittorio Feltri sulla Fallaci "senatrice a vita" e sostituito con Paolo
Liguori. Del resto, in tanti anni, non sono mai stato invitato né da Vespa
né da Santoro. Potrebbe essere un vanto, però a furia di essere escluso di
qua e di là, di su e di giù, la mia situazione comincia a farsi critica sotto
ogni punto di vista, anche economico.

Per questo, caro Lanza, mi sono dato al teatro. Ho sessant'anni, mi guardo
indietro e cerco di capire dove è cominciato l'errore. Nel "Settimo sigillo"
di Bergman il Cavaliere, tornato al suo castello dopo dieci anni di guerra
in Terra Santa, vi trova solo la sposa, gli altri sono fuggiti per paura
della peste. I due a malapena si riconoscono. Il Cavaliere: «Sono tornato.
E sono un po' stanco». Lei, temendo che tutto quel sacrificio non sia servito
a nulla, nemmeno ad appagare i Sogni di lui, gli chiede con un tremito nella
voce: «Dimmi, sei pentito di ciò che hai fatto?». «No. Sono solo un po' stanco».
Anch'io non sono pentito di aver tenuto fede ai miei sogni di ragazzo. Solo,
dopo 40 anni di vita "contro", sono un po' stanco. Molto stanco.





"Libero"
13 agosto 2005
CAMBIARE VITA. LA PRODEZZA DI CYRANO FINI
di Cesare Lanza " Libero"

"Basta, me ne vado alle Antille", "Chiudo tutto e mi rifugio in cima a una
montagna", "Cambio vita: da domani faccio il pescatore?" Frasi come queste
si sentono ogni giorno, chi può negare di averle dette o almeno pensate qualche
volta? La tentazione di cambiare vita è un'insidia psicologica, una illusione
fascinosa. Poi, di solito, si rientra nella realtà e si continua a fare la
vita di sempre, consumandoci nelle abitudini, nella routine di molestie e
abitudini che (a parole) detestiamo e vorremmo spazzar via, d'un colpo. Confesso
che avevo già molti motivi di ammirazione e di stima per Massimo Fini, amico
da trent'anni - ma ora se ne è aggiunto un altro, per la sua ultima prodezza:
la capacità di mettersi in gioco, cambiando quasi integralmente, per un anno,
la sua vita. I lettori conoscono bene Massimo: sia perché ogni tanto pubblica
anche qui i suoi eccellenti articoli, sia perché - presumo - molti di loro
conoscono i suoi libri, in cui esprime al meglio la sua identità ?non saprei
come ormai come definirla? certamente non è più soltanto un giornalista,
ma un pensatore, un filosofo, un polemista. Sempre controcorrente, spesso
geniale, irresistibile per l'ironia, i paradossi, le provocazioni. (Tra parentesi:
Fini nel giornalismo non ha raccolto quanto avrebbe meritato per la viltà
di molti editori e direttori, che ne temono la libertà mentale. Una viltà
oggi insostenibile e indifendibile perché, appunto, Fini non è più un cronista-reporter-inviato
che scrive e scopre notizie scomode, ma - appunto - un pensatore/filosofo/polemista,
che avrebbe pieno diritto di pubblicare le sue idee). La vicenda è nota:
Massimo stava per varare un ambizioso programma televisivo, ma fu censurato
all'ultimo momento. Chi lo conosce, sa bene quanto sia difficile mettergli
una camicia di forza e chiudergli la bocca. Così, tenuto lontano dalla tivu,
Fini con un amico impresario ha varato in teatro lo stesso progetto: trasformandosi
da un giorno all'altro in attore e affrontando ogni sera il pubblico, faccia
a faccia, in tante città diverse. Questa esperienza è sfociata in un librino
("Massimo Fini è Cyrano. Contro tutti i luoghi comuni") che mi è arrivato
in questi giorni: una delizia per i riferimenti ai retroscena e alla rivoluzione
subentrata nella sua vita, sotto ogni profilo, immagino anche sentimentale.
Al punto che gli ho consigliato di dedicare un nuovo libro esclusivamente
a quel tema che, come dicevo, prima o poi ci stuzzica: cambiare vita! Lui,
per un anno, ci è riuscito: ci racconti, per favore, come si fa.





INES TABUSSO