00 18/10/2005 13:54

"Sospira Pescante .. di fronte a un altro «problema molto serio che qualcuno sta sottovalutando». Quel problema non ha il colore violaceo dei biglietti da 500 euro, ma quello bianco della Gazzetta Ufficiale sulla quale è stata pubblicata la legge antidoping italiana. Una legge che il Comitato Olimpico non apprezza: per i signori dello sport internazionale, il doping è punibile come illecito sportivo e non come reato penale e le sanzioni dovrebbero essere di competenza del Cio. Così, a meno di 4 mesi dai Giochi Invernali, Pescante [1] lancia l’allarme: «Serve un’intesa tra Governo, Parlamento e Cio perché altrimenti c’è il rischio di assistere a gare dimezzate, senza atleti professionisti soprattutto dell’America del Nord»".


LA STAMPA
18 ottobre 2005

NESSUN VELO DI IMPUNITA'
CARLO FEDERICO GROSSO

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Int. a MARIO PESCANTE
OLIMPIADI LA GUERRA DEL DOPING
MAURIZIO TROPEANO

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[1]
VEDI:
BANANAS
di Marco Travaglio
da “l’Unità” dell’11 ottobre 2005:

"...Chiunque parli di uno scandalo o ponga una domanda scomoda, sempre che ci sia di mezzo almeno un vip, viene bollato come un bieco giustizialista, un Torquemada malato di manette, un secondino con la penna in mano. E alla fine il problema diventa lui, non lo scandalo.

Finora l’andazzo investiva gli scandali politici e finanziari. Ora - par condicio - s’è esteso allo sport. E già qualcuno, per prevenire scandali futuri, prepara la guerra preventiva: non ai possibili colpevoli, ma a chi potrebbe scoprirli. E’ Mario Pescante, il sugherone che galleggia da una vita ai vertici dello sport italiano in condominio con l’altro sempreverde, Franco Carraro. Dal 2001 Pescante è addirittura sottosegretario forzista ai Beni culturali con delega allo Sport. Mettere Pescante a guardia dello sport è un po‘ come mettere la volpe a guardia del pollaio, visto quel che scoprì nel 1998 il pm Guariniello al laboratorio Coni dell’Acquacetosa quando presidente del Coni era Pescante. Non piacciono i pm? Benissimo, vediamo cosa scrisse il prof Carlo Federico Grosso, presidente della commissione d’inchiesta nominata dal ministro Veltroni: «Come Pescante ha rilevato, l’Italia era il paese d’Europa in cui venivano eseguite più analisi antidoping. Ma a questo record ne corrispondeva anche un altro: l’Italia era il paese in cui il numero degli esiti positivi (ai controlli, ndr) era in assoluto minore». Infatti - confessarono gli analisti del laboratorio - non si cercavano gli anabolizzanti né i diuretici, se non a campione. Non si cercava il doping per non trovarlo Il laboratorio fu chiuso e per due anni le pipì dei calciatori italiani furono affidate a centri stranieri. Il Pescante pescato lasciò il Coni, ma poco dopo fu ripescato al governo.

Ora, in vista delle olimpiadi invernali di Torino 2006, ha avuto una grande pensata: sospendere, almeno per quelle due settimane, la legge del 2000 che ha introdotto il reato di doping non solo per i medici e dirigenti che dopavano, ma anche per gli atleti che si facevano consapevolmente dopare. Col risultato di azzerare tutti i processi a carico di calciatori e ciclisti dopati. Poi, passate le Olimpiadi, eventualmente il doping tornerà reato. Altrimenti, teme Pescante, qualche paese potrebbe rifiutare di mandarci i suoi atleti per paura che incappino nelle maglie della giustizia (a Torino c’è Guariniello). «Del resto - spiega - stiamo parlando delle Olimpiadi, mica della fiera del tartufo d’Alba». E sostiene che tutti i governi, dal ‘96 a oggi, hanno «garantito al Cio che il doping non sarà reato penale». Strano: la legge del 2000 passò coi voti di destra e sinistra. In ogni caso il ministro della Salute Francesco Storace ha mandato letteralmente a stendere il collega: «Nessun’extraterritorialità allo sport. Ma che messaggio mandiamo ai giovani? Per Monza-Lamezia il doping è reato, e per i grandi atleti no?». Ma Pescante insiste: «Siamo molto più tolleranti coi drogati che con gli atleti. Si potrebbe introdurre la modica quantità...». Non sa, o finge di non sapere, che il doping viene punito non per tutelare la salute dell’ atleta (liberissimo di rovinarsi, fatti suoi), ma la regolarità delle gare, la credibilità dello sport e i diritti dei tifosi ad assistere a competizioni genuine.

Ma Pescante va compreso: scandali ben più gravi, come Tangentopoli e Mafiopoli, sono stati risolti allo stesso modo. Le leggi servono finché restano sulla carta, per fare bella figura. Ma se poi qualcuno pretende di farle applicare, allora è un giustizialista forcaiolo che abusa dei suoi poteri e, in qualche modo, va fermato. Da 13 anni si dibatte su come «uscire da Tangentopoli» e a nessuno viene in mente il modo più semplice: smettere di rubare. Ora, dall’estero, qualcuno spiegherà a Pescante un sistema infallibile per evitare che gli atleti finiscano sotto processo per doping: non doparsi".

INES TABUSSO