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CORRIERE DELLA SERA
23 maggio 2006
il Sale sulla Coda
L’Italia detesta le regole? Proviamo a rispettarle almeno per amor proprio
di DACIA MARAINI

Questi ultimi fatti di corruzione che riguardano il calcio hanno sconcertato tutti: come, anche lo sport più amato? Anche lì dove migliaia di tifosi esultavano o si disperavano per una vittoria o una sconfitta, era tutto previsto, preordinato, contrattato, comprato e venduto? È come se il vaso dell'indignazione, già colmo all'eccesso, stia straboccando. Quindi il furto, la menzogna, la corruzione, la prevaricazione del più ricco sul più povero, del più forte sul più debole, nel nostro Paese sono talmente diffusi da costituire una prassi comune? A questo punto come metterla con coloro che per professione difendono la legge e quando possono giustamente la applicano? Una parte dell'Italia e speriamo non la maggioranza, è pronta a giurare che sono loro che sbagliano. È il grido dei corrotti: perché i giudici se la prendono solo con me quando tutti fanno lo stesso? Disonestà reiterate? Grossolane ingiustizie? Furti sistematici? Abusi replicati? Ma «lo fanno tutti», urlano costoro e quindi non costituisce più una deroga alla legge ma è la legge stessa che si trova fuori tempo, fuori luogo. E allora? Cambiamola.
Un po' come stiamo facendo con la contabilità dell'inquinamento. Mi sono lamentata un giorno per il rumore dell'aria condizionata di un vicino che era al di sopra dei livelli di decibel ammessi dalla legge. Mi è stato risposto che proprio qualche settimana prima il livello dei decibel permessi, considerato dannoso per la salute, era stato abbassato e quindi mi dovevo tenere il rumore. Così è successo con l'inquinamento dei fiumi, dei mari. Si era stabilito che nelle acque da bere e in quelle balneari non si dovesse superare una certa quantità di bacilli. Ma vista l'estensione dell'inquinamento incontrollabile di tutte le acque del Paese, si è avuta la geniale idea di abbassare il limite permesso. Così da un giorno all'altro molti fiumi sono diventati «puliti» e molti mari balneabili nonostante i colibacilli pullulanti. Lo stesso si è fatto con il falso in bilancio. E si fa, anche se una tantum , con i condoni. Vedo già arrivare il momento in cui il furto sarà ammesso per legge. Ovvero, con ipocrita perversione, si dirà che l'estorsione fatta con i guanti bianchi non sarà ladrocinio, così come la menzogna detta con eleganza e tono di verità non sarà da considerarsi falsa testimonianza.
Ricordo che quando ero piccola mia madre mi diceva: «Tu non devi mentire, non perché qualcuno te lo impedisce, ma per non perdere la stima di te stessa». Lì per lì mi sembrava una cosa difficile da capire. Ma poi, riflettendoci sopra, ho imparato a capire le parole di mia madre. La coscienza non ha bisogno di angeli controllori o di poliziotti dall'occhio lungo, la coscienza vive della stima di sé e per guadagnarsi questa stima si trattiene dal compiere quegli atti che considera riprovevoli e vergognosi. E che magari rimprovera negli altri.
Ecco, oggi ho l'impressione che l'intero Paese abbia perso la stima sé. La coscienza è diventata elastica, ma talmente elastica da confinare con l'assenza completa di ogni regola interiore. L'onestà non è più una qualità, ma una scelta di pochi stupidi destinati a essere infinocchiati. La menzogna non è un atto vile ma il principio di una strategia quasi sempre vincente.
Il nostro è un Paese che non ama le regole, anzi le disprezza. Ma forse dopo tanti disastri si è accorto che l'assenza di regole porta solo al sopruso e al caos. Perché non cominciamo a ribadire, in modo laico e umanistico, che ingannare, frodare, raggirare l'altro è ignobile, spregevole e rivoltante? E che la prima a soffrirne è la stima che abbiamo di noi? E che se un Paese non si stima non sarà stimato dagli altri Paesi e sarà privato del suo credito etico ma anche economico?


INES TABUSSO