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L'UNITA'
6 agosto 2006
Caro Prodi, sulle intercettazioni sbagli
Oreste Flamminii Minuto


Caro Professor Prodi,

dopo aver letto il programma dell'Unione ho votato per la coalizione di centrosinistra pur avendo serie perplessità sulla scelta dei nomi dei candidati delle varie liste. Nella mia decisione grande peso ha avuto la bontà del programma nelle sue affermazioni di principio, che ho ritenuto fossero condivise da tutti i partecipanti alla coalizione, e ritenevo che eventuali tendenze centrifughe (o centripete) sarebbero state frenate dalla lealtà morale (patrimonio di una seria coalizione che si ispira ai principi liberali e illuministi) e dalla personalità del suo capo.

Poiché da sempre mi occupo della difesa del diritto di informare ed essere informati, ho riscontrato nel programma dell'Unione una sorta di svolta epocale laddove a pagina 261 del programma, sotto il titolo «Più informazione più libertà. Il diritto a comunicare e ad essere informati», è testualmente scritto: «Abbiamo il diritto a comunicare il proprio pensiero e i propri valori, il diritto a informare e ad essere informati, come diritti fondamentali ed opereremo perché essi trovino piena attuazione. Vogliamo che la comunicazione e l'informazione siano spazio di interesse pubblico, libero, aperto, accessibile a tutti. Vogliamo che questo spazio sia mosso da una concorrenza guidata dalla forza delle idee...». Vogliamo... Vogliamo...

Facendo affidamento su queste solenni promesse ho pensato che all'indomani della vittoria, nel «programma dei cento giorni» trovasse spazio l'abolizione di alcune norme reazionarie, veri e propri residui del regime fascista, che hanno per anni impedito all'Informazione (quella con la I maiuscola) di essere degna di uno stato democratico e pluralista. Mi riferisco a titolo di esempio a quelle norme che puniscono i giornalisti per la violazione del segreto di indagine, dei vari segreti (d'ufficio, di Stato e di ogni altro genere) essendo chiaro che i segreti debbano essere tutelati da chi è affidatario degli stessi e che, al contrario, i giornalisti debbano, conseguentemente, essere considerati «violatori istituzionali» di quei segreti, proprio per il ruolo di controllo di tutti i poteri che essi sono chiamati a svolgere.

Invece, già la scelta dei sottosegretari e dei collaboratori dei vari ministeri mi ha lasciato perplesso sulla possibilità di attuazione di questa parte del programma. Poi, le affermazioni di alcuni ministri del suo governo che, pur essendo iscritti all'Albo dei Giornalisti, non solo non si sono affrettati a far riconoscere il ruolo dell'Informazione, ma addirittura si sono lanciati in auspici di aumento delle pene per chi avesse osato pubblicare atti processuali fino ad oggi considerati esenti da ogni divieto, mi hanno addirittura sconcertato. Infine, nei cento giorni ecco il ddl Mastella che lascia addirittura di stucco. Signor Professore, è irriguardoso chiederle: cosa c'entra il ministro della Giustizia con l'Informazione? Cosa ne pensa del ddl il timido e unico titolato a parlare ministro delle Comunicazioni che pure mi risulta essere stato giornalista? Cosa pensa Lei, non tanto dei giornalisti, ma dei cittadini ai quali viene tolto il primo e fondamentale diritto garantito dalle costituzioni democratiche di tutto il mondo? Mi permetta, infine di darle un consiglio interessato (come cittadino e come elettore del centro sinistra): approfitti delle ferie e trovi un po’ di tempo per visionare tre film: «L'ultima minaccia» di Richard Brooks (1952), «Pentagon papers» [1] di Rod Holcomb (2003) e «Good night and good luck» di Gorge Clooney (2005). Sono certo che comprenderà ancora meglio cos'è l'Informazione.

In fondo non le chiedo molto. Vorrei solo che rispettasse e facesse rispettare il programma sul quale milioni di italiani, me compreso, le hanno dato il voto.






[1]
"La stampa doveva servire ai governati non ai governanti. Il potere del governo di censurare la stampa fu abolito perché la stampa rimanesse per sempre libera di censurare il governo"

"In the First Amendment, the Founding Fathers gave the free press the protection it must have to fulfill its essential role in our democracy. The press was to serve the governed, not the governors. The Government's power to censor the press was abolished so that the press would remain forever free to censure the Government. The press was protected so that it could bare the secrets of government and inform the people. Only a free and unrestrained press can effectively expose deception in government. And paramount among the responsibilities of a free press is the duty to prevent any part of the government from deceiving the people and sending them off to distant lands to die of foreign fevers and foreign shot and shell. In my view, far from deserving condemnation for their courageous reporting, the New York Times, the Washington Post, and other newspapers should be commended for serving the purpose that the Founding Fathers saw so clearly. In revealing the workings of government that led to the Vietnam war, the newspapers nobly did precisely that which the Founders hoped and trusted they would do".
(BLACK, J., Concurring Opinion, SUPREME COURT OF THE UNITED STATES, 403 U.S. 713, New York Times Co. v. United States)
supct.law.cornell.edu/supct/html/historics/USSC_CR_0403_0713...




INES TABUSSO