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I bambini che volevano fare deragliare i treni

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    martee1964
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    00 05/03/2009 08:37
    TORINO
    Per tre volte, nel giro di due settimane, hanno rischiato di far deragliare le carrozze di un treno pieno di passeggeri, appoggiando pesanti blocchi di cemento sui binari della linea ferroviaria Torino-Ceres, quella che dalla città raggiunge l’aeroporto di Caselle. Fortunatamente i convogli hanno polverizzato i «taralli», utilizzati per coprire i cavi che corrono paralleli ai binari, ma hanno rischiato di «schizzare» fuori dalle rotaie. «Lo abbiamo fatto per gioco, volevamo vedere cosa sarebbe successo al momento dell’impatto», si sono giustificati i baby teppisti con i carabinieri quando sono stati identificati e fermati. Ora due studenti di 14 anni, di Caselle, dovranno rispondere di «attentato alla circolazione ferroviaria». Un’accusa pesante, che prevede fino a cinque anni di carcere, anche se dietro le sbarre, la coppia di adolescenti non ci finirà mai perché non sono ancora maggiorenni. «Per noi era un divertimento No, non abbiamo mai creduto che il treno potesse deragliare. Il cemento si sarebbe sbriciolato, ne eravamo sicuri, prima lo avevamo preso a calci e si era rotto. Però pensavamo che dopo l’impatto il treno si sarebbe fermato per vedere ciò che era accaduto».

    Hanno raccontato questo i due con molta tranquillità agli investigatori, coordinati dal capitano Roberto Capriolo e dal tenente Vincenzo Bertè. «Mai pensato che il treno potesse deragliare? Questa è una bravata che poteva trasformarsi in un drammatico incidente ferroviario», ammette Giancarlo Guiati, il presidente del Gtt (il Gruppo Torinese Trasporti) che gestisce il traffico sulla linea, attraversata tutti i giorni da oltre sessanta corse e che, ogni anno, conta circa 600 mila euro di danni alle carrozze per atti vandalici. Le indagini sono partite il 4 febbraio quando, alle 17,27, nel tratto di strada ferrata che corre tra le campagne di Borgaro e Caselle, il macchinista avverte un colpo sordo e poi un sobbalzo. Può capitare. Il personale del Gtt però vede chiaramente i blocchi in cemento sfaldati accanto al binario. Qualcuno ce li aveva messi. I dirigenti del Gtt avvertono i carabinieri che organizzano degli appostamenti in borghese. Per alcuni giorni non capita nulla. Poi il 16 e il 17 febbraio, riecco i blocchi sulla massicciata.

    I carabinieri e gli ispettori del Gtt, però, vedono anche qualcuno che fugge tra le campagne, protetto dall’oscurità. Nella zona vengono fermate diverse persone e anche un amico dei due studenti. «Io non c’entro nulla e non so nulla» si difende con gli investigatori, che però, hanno già una descrizione molto dettagliata dei due adolescenti. Il giorno dopo i militari suonano alla porta delle loro case. «Non ho proprio niente da dire e non voglio dire nulla». È cortese, ma deciso a non rilasciare dichiarazioni, il padre di uno dei due ragazzini. Si vede che è un uomo preoccupato. Dall’ingresso del palazzo si sposta sotto un balcone per evitare la pioggia, allarga le braccia sconsolato: «Ma cosa volete che vi dica?». Sa che il suo ragazzo ha sbagliato, che gli errori dovranno essere corretti e su questo non ha esitazioni. «Ai figli si insegna a comportarsi bene – si sbottona – ma quando hanno questa età e si trovano con gli altri amici, a volte può capitare che facciano delle sciocchezze. Bisogna comunque proteggerli e aiutarli a migliorare. Certo non abbandonarli a se stessi, altrimenti è peggio».

    Il quartiere è uno dei più popolosi di Caselle. E’ cresciuto in fretta negli ultimi anni. Le due famiglie abitano a pochi centinaia di metri di distanza. I ragazzi si conoscono da sempre. Il primo vive nelle case rosse di mattoni a vista, costruite dall’Atc, l’agenzia territoriale per la casa. Molte delle famiglie che vi abitano sono arrivate a Caselle da Torino, sfuggendo allo sfratto e con la speranza di far crescere i propri figli in un ambiente più sano e tranquillo. Sono lavoratori che in parte la casa l’hanno riscattata con il sudore della fronte. L’altro, il compagno di bravate, abita in una palazzina in tinta pastello, poco distante. A casa sua non c’è nessuno. «Sono tutti al lavoro - sentenzia un vicino - è gente che fatica dal mattino alla sera quella, che volete?».
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    gioiaedolore
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    GIOIAEDOLORE
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    'Baioso a vita'(Timmy)
    00 10/03/2009 17:36
    [SM=g7586] birbantelli,ho sentito pure dal tg [SM=g7584]